Brago

brà-go

Significato Fango di pantano, melma lurida; abiezione, degrado morale, anche compiaciuto

Etimologia da una voce del latino tardo ricostruita come bracum, di probabile origine celtica.

Le parole sofisticate che significano il laido sono di una bellezza unica. Qui tocchiamo la vetta e l’imo.

Dunque, c’è fango e fango. Quello fresco e limoso che resta sulla golena al margine del fiume; quello vivo del padule, punteggiato di sterpaglie e battuto da uccelli eleganti; quello che ci resta sotto le scarpe, frammisto a foglie di castagno, dopo la passeggiata nel bosco sotto una pioggia fine fine. Il brago, bontà sua, non ci parla di questo fango.

Il brago è un fango lurido. Anzi non è solo una vile mistura di sozzura, ma è una mistura di sozzura amalgamata da un pesticciamento rivoltante. È il fango lercio e stagnante del pantano di uno scarico affiorante, che non asciuga mai, da cui si liberano vapori osceni di decomposizione, teatro di scontri e scivolate, su cui niente può crescere. È la melma immonda di porcili e recinti, un mortaio di deiezioni costrette in un perimetro angusto. È la mota impastata di liquami e poltiglie che si squaglia e accumula fra i gas di scarico e le perdite d’olio nello spiazzo dell’emporio. In sé la melma si astrae dal fango in maniera versatile, incardinandosi più che altro su una consistenza; il pantano può non essere lercio, la fanghiglia ha un respiro più stretto (e direi che è meno). Il brago è tremendamente caratterizzato e slanciato.

Già il fango ha una fortissima dimensione metaforica che lo proietta (ciaff) in un paradigma morale; il brago di più. È pura abiezione, e quel tratto di trascuratezza perdurante, di ributtante incuria, suggeriscono il tono di un certo compiacimento, nel suo degrado morale.
Così, se posso parlare in concreto dei suddetti braghi — il brago infradiciato dello sversamento, il brago del recinto, il brago dello spiazzo — posso anche parlare del brago in cui s’involtola l’amico determinato a imprimere svolte sempre peggiori alla sua vita; del brago del vizio in cui ci sbrachiamo alla faccia dei virtuosi; di persone che non proferendo né pensando più altro che imprecazioni si stendono in un brago senza orizzonti.

È una parola di tradizione popolare — ce lo mostra lo stesso modo in cui emerge in latino, nella tarda antichità, senza attestazioni, e probabilmente di ascendenza celtica. E però, col tempo, la parola più bassa può farsi nobile: è stata usata con intensità lungo tutta la storia della nostra letteratura, e ora ‘brago’ è un termine davvero ricercato, segno di una lingua squisita. Anche se brago era e brago resta.

Parola pubblicata il 15 Novembre 2025