Brago
brà-go
Significato Fango di pantano, melma lurida; abiezione, degrado morale, anche compiaciuto
Etimologia da una voce del latino tardo ricostruita come bracum, di probabile origine celtica.
- «Ci ha piovuto sopra, e ora è un brago mefitico.»
Parola pubblicata il 15 Novembre 2025
Le parole sofisticate che significano il laido sono di una bellezza unica. Qui tocchiamo la vetta e l’imo.
Dunque, c’è fango e fango. Quello fresco e limoso che resta sulla golena al margine del fiume; quello vivo del padule, punteggiato di sterpaglie e battuto da uccelli eleganti; quello che ci resta sotto le scarpe, frammisto a foglie di castagno, dopo la passeggiata nel bosco sotto una pioggia fine fine. Il brago, bontà sua, non ci parla di questo fango.
Il brago è un fango lurido. Anzi non è solo una vile mistura di sozzura, ma è una mistura di sozzura amalgamata da un pesticciamento rivoltante. È il fango lercio e stagnante del pantano di uno scarico affiorante, che non asciuga mai, da cui si liberano vapori osceni di decomposizione, teatro di scontri e scivolate, su cui niente può crescere. È la melma immonda di porcili e recinti, un mortaio di deiezioni costrette in un perimetro angusto. È la mota impastata di liquami e poltiglie che si squaglia e accumula fra i gas di scarico e le perdite d’olio nello spiazzo dell’emporio. In sé la melma si astrae dal fango in maniera versatile, incardinandosi più che altro su una consistenza; il pantano può non essere lercio, la fanghiglia ha un respiro più stretto (e direi che è meno). Il brago è tremendamente caratterizzato e slanciato.
Già il fango ha una fortissima dimensione metaforica che lo proietta (ciaff) in un paradigma morale; il brago di più. È pura abiezione, e quel tratto di trascuratezza perdurante, di ributtante incuria, suggeriscono il tono di un certo compiacimento, nel suo degrado morale.
Così, se posso parlare in concreto dei suddetti braghi — il brago infradiciato dello sversamento, il brago del recinto, il brago dello spiazzo — posso anche parlare del brago in cui s’involtola l’amico determinato a imprimere svolte sempre peggiori alla sua vita; del brago del vizio in cui ci sbrachiamo alla faccia dei virtuosi; di persone che non proferendo né pensando più altro che imprecazioni si stendono in un brago senza orizzonti.
È una parola di tradizione popolare — ce lo mostra lo stesso modo in cui emerge in latino, nella tarda antichità, senza attestazioni, e probabilmente di ascendenza celtica. E però, col tempo, la parola più bassa può farsi nobile: è stata usata con intensità lungo tutta la storia della nostra letteratura, e ora ‘brago’ è un termine davvero ricercato, segno di una lingua squisita. Anche se brago era e brago resta.