Amalgamare

Parole semitiche

a-mal-ga-mà-re (io a-màl-ga-mo)

Significato Mescolare, riunire; creare una lega di mercurio e altri metalli

Etimologia da amalgama, attraverso il latino medievale amalgama, a sua volta dall’arabo ‘amal al-ğamā’ ovvero ‘attuazione dell’unione’: ‘amal deriva dal verbo ‘amila, cioè agire, operare, funzionare, e ğamā’ è il coito.

  • «Amalgama gli ingredienti con un movimento dal basso verso l'alto, per non far smontare gli albumi.»

Qui siamo di fronte ad una parola con propaggini che dal laboratorio chimico giungono fino in cucina, ma che affonda radici in un ricchissimo humus alchemico e, più in fondo, nel terreno sorprendente della sfera carnale.

Partiamo dal suo significato: l’amalgama è una lega, in particolare di mercurio con altri metalli — con risvolti dall’oreficeria all’odontoiatria. In laboratorio la chimica osserva e impiega le caratteristiche dell’amalgama, mentre in cucina la nonna si fa aiutare dal nipotino ad amalgamare i bianchi montati a neve con il mascarpone sbattuto con zucchero e tuorli. Senza contare il modo piano in cui figuratamente arriviamo a parlare di come si amalgamino culture, contributi, sensazioni — la meccanica pare sempre quella della nonna con la spatola. Sembra una parola ordinaria, perfino banale.

Tuttavia, andando più indietro, molto più indietro, scopriamo che ‘amalgamare’ era un verbo proprio di un vasto campo del sapere ormai abbandonato. Questa branca dello scibile ha ossessionato savi europei del calibro di Paracelso, Giordano Bruno e perfino San Tommaso d’Aquino e Sir Isaac Newton. Si tratta dell’alchimia, la lunga e perigliosa via che dai vili metalli come il piombo, attraverso l’opera al nero (nigredo) — tra l’altro titolo di un romanzo di Marguerite Yourcenar — e al bianco (albedo), passi necessari per la realizzazione del Parvum Opus, giungeva fino alla realizzazione del Magnum Opus, la creazione della pietra filosofale, capace di produrre elisir di lunga vita e di trasformare i metalli in oro (e, posteriormente, di risolvere i problemi di Lord Voldemort).

Oltremare, là dove il sapere parlava arabo, ebraico e persiano, l’arte alchemica ebbe studio approfondito e grande sviluppo attraverso il lavoro, fra gli altri, di al-Razi e Geber. Non è un caso che tante parole che appartengono al lessico alchemico e chimico derivino dall’arabo o dall’ebraico: alcol, atanor, elisir, alambicco… la stessa alchimia, sebbene sia un cavallo di ritorno con radici greche, è stata forgiata dalla fonetica araba. Proprio lì, in Medioriente, ebbe scaturigine la parola ‘amalgama’, giunta in italiano attraverso un passaggio in latino medievale. La sua origine è l’espressione ‘amal al-ğamā’, dal significato letterale di ‘attuazione dell’unione’.

Analizzandola scopriamo che ‘amal deriva dal verbo ‘amila, che ha significato di agire, operare, funzionare (appunto, attuazione). Ma è ğamā’, la seconda parte, a fornirci un dettaglio importante su come la natura ispiri le similitudini di riferimento del fare umano. Questa parola infatti significa ‘coito, unione carnale’. È così allora che comprendiamo come gli antichi alchimisti, nell’unione di due sostanze vi avevano visto una somiglianza con la fusione di due corpi nell’atto sessuale. Nel mescolarsi di composti, nell’unirsi di due cose diverse, vi è la stessa scintilla che anima la congiunzione fisica di due esseri. Ecco le nozze alchemiche, l’unione mistica degli opposti. Sapendo ciò, amalgamare, da parola piatta e ordinaria, diventa quasi voluttuosa, un succedersi di suoni vellutati, senza asperità, fluidi come una sostanza misteriosa e ialina da osservare in controluce.

Che poi, esiste qualcosa di più sensuale e seducente della massa soda di bianchi montati a neve che si amalgama lentamente col composto di mascarpone, zucchero e tuorli sbattuti? Che sia proprio il tiramisù la tanto agognata pietra filosofale?

Parola pubblicata il 04 Agosto 2023

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.