Oltremare
ol-tre-mà-re
Significato Al di là del mare; luogo che si trova al di là del mare; Mediterraneo orientale, Medio Oriente, Terra Santa, Nordafrica; blu, anticamente ottenuto dal lapislazzuli
Etimologia composto di oltre e mare.
- «È un tappeto che mi ha portato da uno dei suoi viaggi oltremare.»
Parola pubblicata il 02 Novembre 2022
Dato che il mare è blu, il blu oltremare prenderà questo nome dai toni dell’alto mare, dove le sfumature si fanno più profonde. O no? Anche se c’è un gioco di eco cromatiche, no: nasce letteralmente come un blu di oltremare, il blu che viene dall’altra parte del mare. Ma come, i colori viaggiano? Sì.
Si riferisce al pigmento del blu di lapislazzuli, quello costosissimo con cui sono dipinti tanti degli affreschi e delle miniature più celebri della nostra storia dell’arte — colore degno del manto della Madonna. Un pigmento ottenuto a partire dall’omonima pietra semi-preziosa che da noi è introvabile, e che doveva essere importata dall’Asia, da oltremare (oggi siamo in grado di riprodurlo in maniera più sofisticata ed economica).
È un dato che ci mette subito in luce un punto saliente: ‘oltremare’ è un termine che a dispetto della vaghezza con cui ci indica qualcosa che si trova dall’altra parte del mare, nella nostra storia ha avuto, per forza di cose, un significato piuttosto preciso. È stato l’insieme delle terre del Mediterraneo orientale, del Medio Oriente (con un fuoco particolare sulla Terra Santa), dell’Africa del nord. Un luogo che può parere vago nei confini, e che però come riferimento geo-culturale rivela una certa omogeneità, specie per il punto di vista di popoli come il nostro, affacciati sul mare, con porti interfacciati costantemente con un vasto, variegato, indefinito oltremare, e che in particolare tendevano la propria attenzione verso un fulcro religioso, luogo della narrazione biblica ed evangelica, e quei centri commerciali da cui l’Asia entrava in Europa.
Qui sta la forza di questa parola: la sua composizione semplice e diretta dà un risultato vago e sospeso (di quelli che piacevano a Leopardi), e che però proprio in virtù della sua vaghezza riesce ad avere un’incisività unica. Non descrive, ma evoca, non delimita, ma apre: solo così riesce a portarsi dietro tutta un’atmosfera di esotismo, tutta la possibilità e tutte le rischiose promesse di un altro mondo, di un oltre mondo. Che sia quello più domestico di un Oriente che si trova al di là delle acque di questo nostro mare, che sia quello transoceanico, e che adombri luoghi noti o ignoti. Che richiamo straordinario è l’oltremare! Un richiamo condiviso da una cascata di generazioni.
E se vogliamo muovere qualche passo di grammatica, troviamo anche qui un motivo di fascino sospeso, nella doppia vita di avverbio e di sostantivo che ha questa parola: è al di là del mare ma anche ciò che si trova al di là del mare. Si emigra oltremare, si torna da oltremare: direzione e luogo.
Allora posso parlare delle terre d’oltremare che fanno parte di un vecchio impero, così come dell’amica che ora insegna oltremare, su una via irrimediabilmente lontana dalla nostra, e dei regali che la zia ci porta dai suoi viaggi oltremare, quando torna fra i nostri colli.