Celia

cè-lia

Significato Scherzo

Etimologia probabilmente dal nome di Celia, attrice del teatro popolare seicentesco.

È un termine squisito per dire ‘scherzo’ — ma il suo pregio non è solo di finezza. Ci parla di uno scherzo lieve, lepido, innocuo, una facezia che non intende graffiare: lo stesso scherzo, per non parlare della beffa e della burla, spesso ha un tratto aggressivo.

Ora, riguardo all’etimologia di questa parola non c’è fonte scientifica che non si stringa nelle spalle, perché abbiamo una spiegazione seicentesca del modo di dire: possiamo fidarci, oppure brancolare. Ci fideremo, fosse anche solo per parlare del Malmantile racquistato.

Il Seicento è un’epoca rigida come un velluto spagnolo ma anche incline al comico — in particolare a un genere di comicità che ribalta l’epica. Il Malmantile racquistato di Lorenzo Lippi racconta giusto la contesa per il reame di Malmantile fra due contendenti, Celidora e Bertinella, che si muovono contro eserciti sgangherati, incantesimi infernali e passioni truci. Che ci echeggi una parodia della Gerusalemme Liberata di Tasso è abbastanza evidente.
Ad ogni modo, una particolarità davvero notevole del poema è il suo apparato di note, curato dal dotto Paolo Minucci (ma firmato con l’anagramma Puccio Lamoni). Minucci non lesina di informazioni su folclore e lingua che sono utilissime per chi quel tempo chiama antico. Ed è proprio lui a parlarci di Celia, nelle note sull’undicesima stanza del Settimo cantare del poema.

Ce la dice così: «Celia. Voce usatissima per denotare burla, scherzo. Viene da una giovane commediante, la quale era di genio scherzoso e burlesco [...]». Celia, quindi, secondo Minucci, era una persona, un’attrice, che con la sua arte ha conquistato il pubblico tanto da far entrare dapprima in uso espressioni come ‘Far la Celia’, per dire ‘scherzare’ (forse addirittura fissando Celia come personaggio); questo ha preparato il terreno, quando il riferimento si è appannato, alla celia che conosciamo noi, e che Minucci ci dice fosse una ‘voce usatissima’.

Adesso noi non possiamo dire che ‘celia’ sia una voce usatissima. Sono lontani i fasti ottocenteschi. Però continua ad essere usata: per quando vogliamo smussare gli spigoli dello scherzo e intiepidirlo, rimane una risorsa splendida. Posso spiegare alla persona interdetta che la mia amica diceva per celia, posso rispondere con una celia alle celie che mi rivolge la persona interessata e interessante, e in famiglia si ricordano le celie del nonno.

Ma notiamo che anche in questo caso (non sono poi così pochi) la sopravvivenza di una parola è blindata da un uso immortale.
L’aria più famosa dell’opera Madama Butterfly, musicata da Puccini sul libretto di Giacosa e Illica, è Un bel dì vedremo: Cio Cio-san vagheggia in maniera struggente il ritorno del marito Pinkerton, e — immagina — quando sbarcato starà arrivando a casa e già la starà chiamando,

Io senza dar risposta
me ne starò nascosta
un po' per celia, un po' per non morire.

L’intera espressione — paradossale, poetica, stupefacente — è diventata proverbiale, citata e ricitata. Conserva in un immarcescibile primo piano quella delicatissima celia.

Parola pubblicata il 03 Settembre 2025