SignificatoUso abituale di espressioni di significato oscuro
Etimologia composto dagli elementi cripto-, che deriva dal greco kryptós ‘nascosto’ e -lalìa, che deriva dal greco lalêin ‘parlare’.
Le parole della lingua greca hanno una capacità impareggiabile di riprodursi per talea e innesto. Basta tagliare un tralcetto antichissimo, a volte giusto un mozzicone, e quello fa radici o s’innesta con facilità con qualunque altro elemento, greco o no che sia, e ributta significati nuovi.
A guardare ‘criptolalia’ abbiamo una testimonianza meravigliosa di questa capacità — anche perché è una parola attestata negli anni ‘90. È composta da due elementi molto trasparenti: cripto-, che deriva dal greco kryptós ‘nascosto’ (quello che troviamo nella cripta), e -lalìa, che scaturisce dal greco lalêin ‘parlare’.
Quindi siamo davanti alla tendenza a un parlare nascosto, o più precisamente inaccessibile (qui non è che parlo coprendomi la bocca con la mano o sottovoce). La criptolalia è l’uso abituale di espressioni di significato oscuro, magari in piena evidenza ma incomprensibili. Ti viene in mente qualche esempio?
È criptolalia quella dei gerghi che coprono i significati con neologismi, metafore, analogie al fine di rendersi clandestini e non far fiutare la traccia di un traffico; è un’opzione di criptolalia quella del gruppo affiatato che alla lunga adotta degli slittamenti di significato per complicità o discrezione; e pare si distingua per criptolalia il modo di parlare di gente di medicina o di matematica, che segue la nostra sintassi ma di cui comprendiamo quasi solo le preposizioni.
Qui però dobbiamo fare un distinguo che probabilmente già intuisci: la lingua può avere un’oscurità fisiologica e anzi necessaria, quando è messa a punto per discernere le finezze di una scienza, di un sapere specifico. È naturale che io, profano, non la capisca. E questa non è strettamente criptolalia. Però può anche maturare un’oscurità che è volta alla distinzione e alla conservazione dell’esclusività di un gruppo che condivide un sapere: quanta parte del lessico del diritto, ad esempio, non ha natura di tecnicismo, ma è semplicemente iniziatica! Vista da fuori è tutta criptolalia, ma dentro ha delle articolazioni e delle funzioni speciali.
Il concetto giovane di criptolalia sta lavorando su un fenomeno eterno e caldo: i linguaggi che sono di difficile comprensione ci sfidano, ci escludono, ci lasciano fuori a friggere — di rado sono fenomeni che ci lasciano nell’indifferenza: nel nostro parlamento interiore, l’ala conservatrice annusa sempre degenerazioni, l’ala progressista sempre fregature. Ma la criptolalia ci parla essenzialmente di identità.
Questa parola così nuova e così greca ci dà una pinza per prendere l’uso consueto oscuro frammettendo un po’ di distanza, e quindi un po’ di lucidità — anche perché il greco ha sempre un’aura apollinea di marmorea equanimità. Inoltre, ci invita a discernere con intelligenza le ragioni e la natura dell’oscurità, e quale intreccio identitario conserti.
Così possiamo parlare della criptolalia della nuova gioventù che frequenta casa, della criptolalia nei nostri messaggi reciproci, foggiata da decenni di battute, e del discorso pubblico così ricco di cultismi compiaciuti che l’unica cosa che rimane impressa in chi lo segue è l’albagia della criptolalia. Davvero una risorsa brillante.
Le parole della lingua greca hanno una capacità impareggiabile di riprodursi per talea e innesto. Basta tagliare un tralcetto antichissimo, a volte giusto un mozzicone, e quello fa radici o s’innesta con facilità con qualunque altro elemento, greco o no che sia, e ributta significati nuovi.
A guardare ‘criptolalia’ abbiamo una testimonianza meravigliosa di questa capacità — anche perché è una parola attestata negli anni ‘90. È composta da due elementi molto trasparenti: cripto-, che deriva dal greco kryptós ‘nascosto’ (quello che troviamo nella cripta), e -lalìa, che scaturisce dal greco lalêin ‘parlare’.
Quindi siamo davanti alla tendenza a un parlare nascosto, o più precisamente inaccessibile (qui non è che parlo coprendomi la bocca con la mano o sottovoce). La criptolalia è l’uso abituale di espressioni di significato oscuro, magari in piena evidenza ma incomprensibili. Ti viene in mente qualche esempio?
È criptolalia quella dei gerghi che coprono i significati con neologismi, metafore, analogie al fine di rendersi clandestini e non far fiutare la traccia di un traffico; è un’opzione di criptolalia quella del gruppo affiatato che alla lunga adotta degli slittamenti di significato per complicità o discrezione; e pare si distingua per criptolalia il modo di parlare di gente di medicina o di matematica, che segue la nostra sintassi ma di cui comprendiamo quasi solo le preposizioni.
Qui però dobbiamo fare un distinguo che probabilmente già intuisci: la lingua può avere un’oscurità fisiologica e anzi necessaria, quando è messa a punto per discernere le finezze di una scienza, di un sapere specifico. È naturale che io, profano, non la capisca. E questa non è strettamente criptolalia. Però può anche maturare un’oscurità che è volta alla distinzione e alla conservazione dell’esclusività di un gruppo che condivide un sapere: quanta parte del lessico del diritto, ad esempio, non ha natura di tecnicismo, ma è semplicemente iniziatica! Vista da fuori è tutta criptolalia, ma dentro ha delle articolazioni e delle funzioni speciali.
Il concetto giovane di criptolalia sta lavorando su un fenomeno eterno e caldo: i linguaggi che sono di difficile comprensione ci sfidano, ci escludono, ci lasciano fuori a friggere — di rado sono fenomeni che ci lasciano nell’indifferenza: nel nostro parlamento interiore, l’ala conservatrice annusa sempre degenerazioni, l’ala progressista sempre fregature. Ma la criptolalia ci parla essenzialmente di identità.
Questa parola così nuova e così greca ci dà una pinza per prendere l’uso consueto oscuro frammettendo un po’ di distanza, e quindi un po’ di lucidità — anche perché il greco ha sempre un’aura apollinea di marmorea equanimità. Inoltre, ci invita a discernere con intelligenza le ragioni e la natura dell’oscurità, e quale intreccio identitario conserti.
Così possiamo parlare della criptolalia della nuova gioventù che frequenta casa, della criptolalia nei nostri messaggi reciproci, foggiata da decenni di battute, e del discorso pubblico così ricco di cultismi compiaciuti che l’unica cosa che rimane impressa in chi lo segue è l’albagia della criptolalia. Davvero una risorsa brillante.