Albagia

al-ba-gì-a

Significato Boria, vanità pomposa

Etimologia da alba, secondo un nesso incerto.

  • «Ha criticato tutti con un intervento pieno d'albagia.»

Abbiamo una batteria sterminata di parole, polirematiche e locuzioni per denotare persone che hanno un'opinione di sé esagerata, ego che credono di sé di stagliarsi sul contorno del resto umano. Evidentemente è un concetto che ci sta a cuore, un tratto di mondo che la nostra cultura, nell'avvicendarsi dei secoli, ha considerato particolarmente importante da notare, mettere a fuoco, esplorare e rendere nelle sfumature più minuziose. Non è solo perché si consideri un atteggiamento pericoloso, ma perché è un pericolo di vanità da cui quasi nessuna persona può dirsi al riparo.

'Albagia' è una parola ricercata, elegante, che fra le altre ha una particolarità specifica: è piuttosto misteriosa. Già perché emerge nel Rinascimento, ma quale sia la sua provenienza è molto dibattuto: dentro ci notiamo facilmente il riferimento all'alba, eppure ricostruire come questo si colleghi alla boria non è banale.

C'è chi ha sostenuto sia un riferimento al vento che spira all'alba, e che quindi la sua metafora sia concretamente simile a quella del borioso — vanità ventosa, pallone gonfiato. Ma 'albagia' ha un secondo significato, ormai del tutto recessivo, che potrebbe essere la chiave per la sua interpretazione.

L'albagia è anche la fantasticheria — e può scaturire dal riferimento al sogno fatto verso l'alba, un tipo di sogno che la gente del passato ha notato come particolarmente significativo, eloquente e vivido, ora falotico, ora veridico.

Il sogno dell'alba inteso come fantasticheria bizzarra — ecco il punto — può essere fantasticheria bizzarra di . E questo è un taglio davvero unico dell'intuizione grezza della superbia. Tutta la galassia di sprezzi orgogliosi che incardina, qui s'impernia su una chimera onirica, in una dimensione d'illusione che certo, prende le declinazioni acri della boria, di un'ostentazione pomposa e perfino di un esercizio autoritario, ma che si fa leggere con una certa savia clemenza — fantasma vanitoso che ha la fretta e la stranezza che hanno tutti i fantasmi, quando sono incalzati dalle dita rosa dell'aurora.

Posso parlare del discorso pieno di albagia pronunciato dalla vicina di casa durante l'assemblea di condominio, a difesa del suo torto; posso parlare del velario di parole modeste con cui l'amico copre una schietta albagia; posso parlare dell'albagia con cui da studente ho creduto di sapere ciò che non sapevo.

Usare questo termine ha un effetto specifico: la sua altezza aulica si sposa a una morbidezza e a una grazia che si fanno notare. L'effetto è un effetto di dominio su questa realtà, che viene individuata e nominata dall'alto, con l'aura sfumata permessa da un riferimento dotto e obliquo (niente altezze d'altezzosità e alterigia) — aura che non ricambia l'acredine con l'acredine.

Una risorsa da avere in mente, perché il tratto di mondo che indica è potente, e richiede i giusti esorcismi.

Parola pubblicata il 25 Ottobre 2023