Polirematica

po-li-re-mà-ti-ca

Significato Espressione linguistica costituita da un gruppo di parole, con significato autonomo rispetto alle parole che la costituiscono

Etimologia composto moderno con elementi greci, cioè di poli- nel significato di ‘molte’, e da un derivato di rema ‘parola, verbo’.

Non è una disciplina astrusa, non è una patologia, né una complessa figura retorica. È un concetto linguistico, e parla di qualcosa di vicinissimo a noi, che usiamo in grandi quantità senza un pensiero. E ci apre la finestra di un sano straniamento su ciò che diamo per scontato.

Per essere essenziali, potremmo dire che la polirematica (sostantivo ma anche aggettivo) è una parola formata di più parole. Una locuzione, diremmo, un gruppo di parole che restano distinte, e che però insieme hanno un significato unitario e specifico, che spesso non si desume direttamente dalla loro somma. E non solo: anche il loro comportamento nella frase rivela una coesione straordinaria, che le riduce in pratica a lemmi, a vocaboli registrati come singoli.

Una persona che impari l’italiano e che si trovi davanti a un’espressione come ‘conto corrente’, non può capire di che cosa si tratti. ‘Corrente’ è participio presente di ‘correre’: che cosa vuol dire che questo ‘conto’ sta correndo? Se a questa persona raccontiamo che dopo lo sgarbo ‘ci abbiamo visto rosso’, né dal vedere né dal rosso può desumere che cosa significa ‘vedere rosso’ — al massimo lo capirà dal contesto. E un discorso analogo vale per i discorsi che fanno acqua, per l’attenzione che presto, e per le alte sfere.

Sono espressioni che hanno delle rigidità variabili estremamente spassose. In gran parte i loro elementi non possono essere sostituiti da sinonimi: è bizzarro parlare di un acciaio da stiro, di uno stile acqua e detergente, di un caso da prontuario, di chi dorme sopra nel letto a fortezza. Così come uso una ‘parola sbagliata’ se parlo di conto filante (che più di banca sa di pizzeria se casca la mozzarella sullo scontrino), di vedere scarlatto (che ha una sfumatura più gotica che rabbiosa), o delle alte palle, che pure s’immagina vengano raccontate nelle alte sfere. Perfino invertire meno o più il loro ordine può suonare come una propria e vera assurdità.

Il risultato, nella polirematica, è una composizione che facilmente prende un tratto idiomatico, che finisce spesso per costituire modi di dire — ma c’è di più. Si dice che l’italiano (come in effetti si dice di altre lingue romanze) sia una lingua rigida, poco incline alla creazione di parole rispetto all’agilità delle lingue germaniche. Ecco, il nostro vocabolario attuale (stando al conto del Grande dizionario italiano dell’uso di De Mauro) è composto per un terzo di parole polirematiche. Parliamo di circa 130.000 voci, se questi numeri interessano: ciò che più rileva, è che le polirematiche sono un versante d’innovazione linguistica vivace, un modo profondamente nostro di pensare e di fare i concetti.

Parola pubblicata il 09 Ottobre 2021