Distinguo

di-stìn-guo

Significato Distinzione sottile, precisa; distinzione cavillosa, pedante

Etimologia voce del verbo distinguere, uguale in latino.

Fare dei distinguo. Un’espressione comune: ci capita con una certa frequenza, in situazioni personali e discorsi di una certa complessità, di premettere che è necessario fare dei distinguo per poter capire e argomentare chiaramente. Ma a ben vederla è una parola strana. ‘Distinguo’ non è una voce verbale, di ‘distinguere’? Non si dovrebbe dire ‘fare delle distinzioni’? E perché invece non posso fare dei discerno? La risposta è semplice ma sorprendente, uno di quei contatti sotterranei fra realtà inattese.

Nel passato medievale della nostra cultura c’è in particolare un’esperienza che in ambito logico e filosofico ha lasciato l’eredità di una potenza di pensiero senza pari: la Scolastica. Come ci è già capitato di ridire, si trattava di una scuola filosofica, articolata in molte istituzioni sparse in tutta Europa, con insegnamenti uniformi, che aveva come primo obiettivo quello di conciliare dottrina cattolica e pensiero razionale, e in particolare quello di matrice aristotelica.

Se c’è una cosa che i filosofi della Scolastica sapevano fare probabilmente meglio di chiunque altro, anche rispetto ad oggi, era argomentare in dispute. La loro raffinatezza logica era non solo squisita, ma dominante. E la forza di questa logica riposava anche su certi schematismi tattici — che fra le altre cose, fra difensore e oppositore di una certa tesi, consistevano in una serie di generi di risposta che potevano essere schierati, ciascuno con funzione diversa. Tali generi di risposta si individuavano e prendevano il nome in base all’azione che il disputante dichiarava di compiere o ammettere, fra cui troviamo concedo, transeat (‘passi’), nego, dubito, distinguo.

Il distinguo ricorreva quando nella disputa, per compiere una confutazione, era opportuno sciogliere un’ambiguità di un termine. Ad esempio (abbozzandola alla grossa, e san Tommaso d’Aquino mi perdonerà) alla posizione ‘Ogni persona nasce libera’, io posso rispondere: distinguo fra libertà fisica e libertà spirituale — il che che mi condurrà a negare concedere o dubitare oltre.

Così la prima persona singolare del presente indicativo di ‘distinguere’ — tale anche in latino — diventa sostantivo. Peraltro, anche se la pratica originale è medievale, questa parola è una ripresa tarda, della seconda metà dell’Ottocento, e resta sospesa fra una sottigliezza acuta e precisa e una pedante e cavillosa.

Il distinguo non è generale come una distinzione. O meglio, è sì una distinzione, ma calata in una precisa tattica di pensiero, che per giungere al cuore di un argomento prende a sbucciarlo.

E allora cerchiamo di salvare lo sproposito che abbiamo detto facendo degli improbabili distinguo, il nostro sentimento appassionato non ci permette di sollevare distinguo, e nella valutazione di un lavoro esordiamo con una filza di distinguo. Curioso affratellamento fra i nostri normali affanni argomentativi e le complessità della Scolastica.

Parola pubblicata il 13 Maggio 2021