Indispettito
in-di-spet-tì-to
Significato Stizzito, irritato
Etimologia participio passato di indispettire, composto parasintetico di dispetto, derivato dal latino despectus, participio passato di despìcere, da spècere ‘guardare’ con prefisso de- che indica movimento dall’alto in basso.
Parola pubblicata il 14 Gennaio 2025
È facile pensare che le parole potenti siano le parole estreme, quelle che rappresentano i sentimenti nella maniera più accesa — ma anche le parole compassate, tiepide, medie offrono delle possibilità espressive molto taglienti.
La qualità dell’indispettito ci parla di una condizione di stizza, di irritazione. E lo fa in una maniera che non trascura il ridicolo.
Tutto nasce da una parola che è molto cambiata, coi secoli — ‘dispetto’. Per noi è soprattutto una molestia piccola e maliziosa: i dispetti ci si fanno a cinque anni, o evocando una maturità da cinquenne. Ma il latino despicere è alla lettera un guardare dall’alto in basso (spècere è guardare, mentre il de- ci mostra una discesa), e lo è in senso concreto e in senso figurato, morale — quindi ‘guardare con sprezzo’. Questo si nota ancora bene nel primo italiano.
Nel X dell’Inferno Dante ci racconta che, passando presso le arche infuocate degli eretici, qualcuno sentendolo parlare lo riconosce come fiorentino (siparietto di realismo delizioso) e lo ferma. Virgilio glielo indica: è Farinata degli Uberti. E guardandolo, Dante ci dice che «[...] el s’ergea col petto e con la fronte / com’avesse l’inferno a gran dispitto»; si ergeva col petto e con la fronte come se l’inferno gli avesse fatto schifo.
È da questo senso suscitato di disdegno che il dispetto matura al modo che conosciamo, come molestia, irritazione, spiacere mosso da una ferma intenzione. È una mossuccia che farebbe più schifo che rabbia. Ma fa anche rabbia, e la rabbia si propaga più dello schifo.
Infatti l’indispettito finisce per sedersi vicino al seccato, allo stizzito, all’irritato. Ma il seccato è seccato in quanto esaurito; allo stizzito hanno ravvivato le braci, i tizzoni dell’ira; l’irritato è provocato, infiammato, e be’, arrossato. L’indispettito ha qualcosa a dispetto, e perciò, con la nostra idea del dispetto, se l’è presa per una maliziuccia.
Ha delle carte in più rispetto all’impermalito, che oltre ad essere un po’ goffo evoca anche non un sentimento ma una qualità personale — l’essere permaloso, cioè la tendenza a prendere lo cose per male. E si distingue anche rispetto al piccato, che con la sua ostinazione si attaglia più a una dimensione di emozione episodica e ad atti singoli, piuttosto che a sentimenti di respiro un po’ più ampio.
Inoltre, capiamo benissimo che rispetto a tutta la galassia di parole anche molto accese e volgari che abbiamo per parlare della sfera della rabbia, l’indispettito a un tempo è moderato e riesce nella mossa diplomatica di sminuire questo sentimento. Non lo esprime in maniera semplicemente controllata, come appunto, con sfumature diverse, lo stizzito, il seccato, l’irritato. Lo esprime in maniera tagliente.
Se dico che non c’è da parlargli ancora perché la risposta lo ha indispettito; se noto come il mio silenzio ti indispettisca; se si racconta che abbiamo scacciato qualcuno con gesti indispettiti, ecco che emerge risentimento, astio, una santabarbara di sentimenti che sebbene non esploda, ha di che bruciare forte — grazie alla miccia di un dispetto che, si dipinge, non viene lasciato correre e resta... appicciato.
Forza travolgente e finezza intelligente delle parole comuni e medie.