Oblativo

o-bla-tì-vo

Significato In psicologia, alto livello dello sviluppo affettivo, caratterizzato dalla capacità di amare e di offrire liberamente senza contropartite; altruista, disinteressato

Etimologia voce dotta recuperata dal latino oblatìvus ‘offerto spontaneamente’, da oblatus, participio passato di offerre ‘offrire’.

Se a prima vista non ci sembra una parola di una famiglia così tanto consueta, è perché in latino c’è un verbo fondamentale che ha una coniugazione proteiforme, diciamo pure bislacca, che cambia radicalmente in diversi tempi. È il verbo ferre, portare. Per fare un esempio facile, ‘io porto’ si dice fero, ‘io portai’ si dice tuli, ‘portato’ (participio passato) si dice latus.

‘Oblativo’ può non dirci nulla di primo acchito, ma il verbo ‘offrire’ invece è comunissimo, ed è suo fratello. Derivano dal verbo offerre, composto di questo strano verbo fero, e che quindi al participio passato (‘offerto’) fa oblatus.

L’oblativus nasce da questo oblatus dandoci modo di comunicare un carattere molto marcato: non solo ciò che è offerto, ma ciò che è offerto spontaneamente. Una specificazione importante.

L’offrire è sempre gratuito, ma questo non vale a renderlo libero. «Chi un regalo prende, la sua libertà vende», diceva mia nonna: l’offrire è spesso determinato e vincolato da una complicatissimo sistema di pesi e contrappesi con cui si tenta di tenersi in pari rispetto a obblighi sociali, opportunità, sdebitamenti, ruoli, attese — tutt’altro che spontaneo. L’oblativo sforbicia tutti questi vincoli.

È un carattere di altruismo totale e disinteressato, còlto in particolare nel lessico della psicologia. Non calcola niente in cambio, né è mosso da un senso del dovere — è alieno da contropartite. Rappresenta un alto livello di sviluppo affettivo, in cui un’esigenza altrui viene privilegiata. Può essere oblativo l’amore verso figli e figlie, come anche verso un animale, oblativa la donazione di sangue, il soccorso che diamo a una persona che si sente male, è oblativa la persona che dedica tanto del suo tempo al volontariato.

Certo è una parola che si fa notare, che nel discorso spicca e che può anche essere ostica; ci sono anche altri modi per significarla, perifrasi del tenore di ‘senza aspettarsi niente in cambio’, o magari ricorrendo proprio all’altruista e al disinteressato, ma sono tutte figure un po’ differenti. Il ‘senza aspettarsi niente in cambio’ e simili sono espressioni didascaliche, molto calate nella situazione specifica, e non è detto abbiano il respiro per astrarre un carattere umano di questa caratura; l’altruista dà un’immagine generica, il disinteressato perfino contraddittoria (può non importargliene nulla). L’oblativo ha la forza della precisione, e fa uno sforzo per riuscire a dire bene proprio quella cosa lì, che ha in effetti una dignità particolarmente alta, che ha senso voler considerare e riguardare.

Discorso diverso (e ti pareva...) per il diritto: nel gergo giuridico si dice oblativo ciò che si può attuare o regolare con un’oblazione, cioè con un pagamento che estingue un reato-contravvenzione o interrompe un procedimento sanzionatorio. Una faccenda che di spontaneo ha poco.

Parola pubblicata il 25 Ottobre 2022