Positivo

po-si-tì-vo

Significato Stabilito, individuabile, posto, reale; affermativo, comprovante, favorevole; pragmatico, costruttivo

Etimologia voce dotta recuperata dal latino positivus, derivato da pòsitum, participio passato di pònere ‘porre, mettere’.

Il test ha dato esito positivo. Mannaggia. La critica ha espresso un giudizio positivo sullo spettacolo. Evviva! Qual è il grado positivo del superlativo ‘estremo’? Ehm…

È davvero singolare come questa parola a volte abbia un significato – appunto! – positivo, a volte neutro e in certi casi addirittura negativo, ma quest’ambiguità semantica le è proprio congenita: il latino positivus derivava da pòsitum, participio passato di pònere ‘porre, mettere’. Il senso basilare del ‘positivo’, quindi, è banalmente di essere posto. Ecco perché un aggettivo che enuncia semplicemente una qualità (senza aumenti, diminuzioni o confronti) è detto ‘di grado positivo’, e si dicono positive – per distinguerle da quelle ‘di natura’ – le leggi e le religioni che sono state poste in essere, istituite da qualcuno e quindi concretamente esistenti. Ma se ciò che viene posto è affermato, il senso di questo è cangiante – un ‘esito positivo’ a scuola è propizio, in farmacia no, perché conferma i sospetti. Poi, com’è naturale, affermare, dire di sì, ci pare intrinsecamente meglio che negare, per cui prevale l’accezione di positivo come ‘favorevole, buono’, fino all’apoteosi ottimistica del pensare positivo. E per la filosofia, cosa mai significherà essere ‘positiva’?

Auguste Comte (1798-1857), l’iniziatore del positivismo, spiega che ‘positivo’ per lui significa anzitutto reale, ossia non chimerico, non metafisico; in secondo luogo utile, pragmatico, non ozioso; poi certo, basato sui fatti, e preciso, non vago; e infine costruttivo, non negativo. Addio metafisica, quindi: la filosofia dev’essere scientifica. Essa, per Comte, è «il sistema generale delle concezioni umane», che comprende «lo studio dei fenomeni sociali e dei fenomeni di ogni altro tipo». Insomma, è epistemologia, filosofia della scienza. Nella sua opera principale, il Corso di filosofia positiva, Comte suddivide le scienze tra quelle che trattano dei «corpi bruti» (astronomia, fisica, chimica) e quelle che studiano i «corpi organizzati», (fisiologia, biologia), in cima alle quali pone la «fisica sociale», che più tardi ribattezzerà col nome di sociologia.

Ognuna di queste scienze (ma anche l’umanità e gli individui) si evolve secondo un percorso a tre stadi: nel primo, quello teologico, tutto viene interpretato ricorrendo al soprannaturale, agli dei; nel secondo stadio, metafisico, alla religione si sostituisce la riflessione filosofica, che vede dappertutto forze occulte, essenze astratte che sfuggono all’esperienza; infine, nello stadio positivo gli umani rinunciano a ricercare le cause nascoste dei fenomeni, limitandosi ad individuarne le leggi. Tutte le scienze sono già giunte allo stadio positivo; di far assurgere a dignità di scienza la sociologia, naturalmente, intende farsi carico lo stesso Comte.

Auguste Comte, immaginato con un’aria forse non delle più positive, è pronto a rimboccarsi le maniche (Midjourney, da dagherrotipo).

Come ogni scienza, secondo Comte, anche la sociologia comprende una statica e una dinamica. La statica sociale si occupa della condizione di esistenza di ogni società, ossia l’ordine; la dinamica sociale si occupa delle leggi di sviluppo della società, cioè del progresso. Entrambi questi poli sono indispensabili alla società, perché nessun ordine può durare senza progresso e nessun progresso può affermarsi se non si consolida in un ordine. Essenziale, per la compagine sociale, è il consensus, «l’evidente armonia spontanea che deve sempre tendere a regnare fra l’insieme e le parti del sistema», armonia che si basa sulla socievolezza e l’altruismo che contraddistinguono naturalmente gli umani (e altruismo, peraltro, è un neologismo comtiano).

Emerge chiaramente, tra la fredda terminologia scientifica, il vero interesse di Comte: la scienza serve a migliorare la vita delle persone: se ci sono tanti problemi irrisolti, nella società, è perché in molti campi non si è ancora adottato un atteggiamento scientifico. Il positivismo si occupa sì di metodologia della scienza, ma in funzione della riforma della società: la filosofia, in quanto sistema organico della conoscenza, serve a edificare una società che superi la contrapposizione tra gli opposti velleitarismi dei rivoluzionari ‘utopisti’ – che trascurano l’ordine – e dei reazionari, che spregiano il progresso. Di più: lo scopo dell’educazione positiva è che ognuno diventi «servitore dell’Umanità», all’insegna del «vivere per il prossimo». Come le scienze naturali hanno sfruttato la conoscenza delle leggi di natura al servizio della civiltà, così la sociologia deve fare con le leggi della società: dev’essere un’ingegneria sociale volta a costruire una religione dell’umanità.

E non è – si badi – un modo di dire: questa nuova religione laica di Comte aveva la sua Chiesa, il suo catechismo, i suoi sacramenti, i suoi santi, persino il suo calendario (di tredici mesi, dedicati ad altrettanti grandi uomini del passato). Anzi, dovremmo dire ha, non ‘aveva’: in Brasile esiste tuttora una Chiesa positivista, che dispone di tre templi ed è proprietaria anche della Cappella dell’Umanità di Parigi. E il motto che campeggia sulla bandiera brasiliana, Ordem e Progresso, naturalmente è una citazione di Comte: «L'amore come principio, l'ordine come base, il progresso come scopo». Inaudito: questi positivisti, a dispetto della loro grama nomea di scientisti, utilitaristi e freddi calcolatori, non solo hanno un cuore, ma persino un’anima carioca!

Parola pubblicata il 27 Dicembre 2022

Le parole e le cose - con Salvatore Congiu

I termini della filosofia, dai presocratici ai giorni nostri: l’obiettivo è sfilare parole e concetti dalle cassette degli attrezzi dei filosofi per metterli nelle nostre — rendendo ragione della dottrina con la quotidianità. Con Salvatore Congiu, un martedì su due.