Rango

ràn-go

Significato Fila, riga; grado sociale

Etimologia dal francese rang ‘fila, ordine’, dalla voce francone ricostruita come hring ‘cerchio’.

È una parola con significati chiari e netti, incisiva e forte fin dal suono — così vibrante, quasi ringhiato. Ma partiamo dalla parte sfumata e sottile, quella della sua genesi.

Queste voci di antiche lingue germaniche che significano ‘anello, cerchio’, non ci sono nuove; non solo perché appartengono alla pianta del Ring tedesco e del ring inglese di oggi (ambedue ‘anello’), ma anche perché ne abbiamo incontrate parlando dell’arringa, del discorso da assemblea in cerchio, e della ringhiera correlata (si trattava della voce gotica ricostruita come hrings).
La voce francone ricostruita come hring (ricordiamo che il francone era la lingua germanica parlata dal popolo franco) aveva questo stesso significato, e curiosamente ha dato vita al francese rang, ‘fila’. Dal cerchio alla fila il passo è splendido.

Non sembrano entità geometriche riducibili l’una all’altra, se non per il fatto che consistono in una linea; invece, sono disposizioni sociali omogenee.
Abbiamo idea che la gente nelle prime file sia gente importante, anzi più importante. Ma facciamo delle file anche quando ci mettiamo in cerchio, e anzi già circa il cerchio delle antiche assemblee di uomini liberi possiamo immaginare come la disposizione più o meno prossima allo spazio centrale, quello del confronto più aperto, predicasse un certo ruolo sociale. Diciamolo, un certo rango.
Così il rango si fa fila e posizione nel gruppo — non è difficile per il cerchio diventare cerchia.

Il rango è anche per noi una fila, una riga, sempre in una prospettiva di gruppo — lo conserviamo in questo senso concreto e figurato quando parliamo dei ranghi della squadra, di come un nuovo obiettivo ci abbia fatto rientrare nei ranghi, dell’amica che è nei ranghi delle tirocinanti.
Ma ha un riflesso sociale immediato, e più ampiamente racconta l’estrazione, il grado all’interno di una struttura. Pensiamo a quando parliamo del ristorante frequentato da gente di rango, all’incontro fra diplomatici di alto rango, ma anche al vascello di primo rango — e figuriamoci, molte scienze, dalla linguistica alla matematica, ne impiegano il concetto con fantasia.

Livelli, gradi e posizioni (come anche schiere e gruppi sul versante concreto), sono tremendamente didascalici. Status e classi arrivano perfino al sussiego. Il rango è una parola del ruspante passato barbarico che si è fatta metro di nobiltà sì, e non dimentica del forte dinamismo del potere — manifestato da dove stai in piedi, da dove parli.

Parola pubblicata il 30 Dicembre 2025