Vascello

va-scèl-lo

Significato Grande veliero da guerra, erede del galeone, protagonista della storia delle guerre marinare fino all’avvento delle imbarcazioni in metallo e della propulsione a vapore

Etimologia dal latino tardo vascellum, diminutivo di vasculum, a sua volta diminutivo di vas, cioè ‘vaso’.

  • «Io guido la mia cucina come un vascello, e tu sei il mozzo. Fammi vedere come fai la salsa olandese.»

Questa parola richiama subito alla mente i cavalloni dell’oceano e le imprese eroiche e favolose di corsari, pirati e marinai. E in effetti il vascello è la più magnifica e avanzata fra le grandi navi a vela del passato, l’ultima prima dell’avvento delle corazzate e della propulsione a vapore: nell’immaginario comune si ritaglia un posto finale di nave per eccellenza — quella di Horatio Nelson, o il terribile veliero fantasma chiamato Olandese Volante, o le imbarcazioni alla mercé dei venti e delle onde nei dipinti romantici di William Turner. Nato dall’antico galeone spagnolo, la sua architettura era estremamente complessa e raffinata, e lasciava spazio alla fantasia e all’estetica, con statue, fregi e decori lignei, anche se col tempo si fece più sobria. L’armamento dei vascelli era molto pesante e includeva, dislocati spesso su tre ponti diversi, file e file continue di cannoni bronzei.

Il vascello è stato così importante e rappresentativo che ancora oggi compare nei gradi degli ufficiali della marina militare: il tenente di vascello, ad esempio, è l’equivalente sull’acqua di un capitano dell’esercito di terra o dell’aeronautica, mentre il capitano di vascello, grado ancor più importante, corrisponde ad un colonnello.

La parola, dal suono scivoloso e voluttuosamente ricercato al nostro orecchio, ha una derivazione latina abbastanza lineare: vascellum, diminutivo di vasculum (da cui anche la nostra ‘vasca’) derivato di vas, cioè ‘vaso’. Curioso che una nave poderosa e leggendaria condivida l’etimo con i delicati vasi di porcellana di Limoges che si regalano ai novelli sposi, o quelli di coccio o plastica che usiamo per i nostri fiori. Eppure, una nave, qualsiasi nave, può essere facilmente assimilata al concetto di vaso, seppur… alla rovescia! Infatti il vaso è ciò che permette la contenzione di un liquido in un ambiente asciutto, terrestre. La nave, invece, è un vaso di legno che contiene vita umana e ambiente secco nella vasta immensità del liquido mare. Davvero curioso. Ma si tratta di una suggestione antica.

Infatti, prima di essere lo specifico tipo di veliero che oggi chiamiamo ‘vascello’, il vascello è stato in generale l’imbarcazione. Possiamo ricordare un delizioso sonetto di Dante, conosciuto come Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io, in cui il poeta vagheggia un comodo viaggio per mare con amici e belle ragazze, che inizia proprio così:

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento
e messi in un vasel, ch’ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio

Questo vasel, o vasello, è proprio una variante di vascello.
Oggi non parliamo più di vascelli letterali, navi da guerra in legno caricate di cannoni, al di fuori di contesti storici. Però, recuperando in modo più o meno figurato quel profilo di grande mole ordinata che affronta il mare, possiamo usarla per dare un accento di cura e distinzione insolita al nostro discorso, ad esempio quando parliamo del nostro amico, fresco di patente nautica, che insiste per portarci un pomeriggio a bordo del suo vascello, o di come la direzione dell’istituto conduca bene il suo vascello anche in cattive acque, o di dove ci abbia portato il vascello della vita. Insomma, questo piccolo vaso ha molto da dire da un punto di vista storico, marinaro, figurato e ironico. Lunga vita al vascello!

Parola pubblicata il 17 Luglio 2022