Ringhiera
rin-ghiè-ra
Significato Parapetto di sicurezza, perlopiù metallico, posto su balconi, ballatoi, scale, etc
Etimologia da aringhiera ‘tribuna per le orazioni’, da arengo o arringo assemblea popolare comunale, e luogo di tale assemblea, a loro volta dal gotico hrings ‘cerchio’.
- «Reggiti alla ringhiera, mi raccomando!»
Parola pubblicata il 10 Maggio 2025
Col respiro immerso nella brezza profumata, ci poggiamo alla ringhiera — presenza discreta, che accomuna i belvederi più scenici ed eleganti (le terrazze sulla costiera amalfitana, sul lago di Como, il lanternone del duomo di Firenze?) ai più umili balconi dei cortili dei condomini, alle scale delle case di campagna invase dalle rose canine. La ringhiera è un parapetto metallico, solitamente a barre o tubi. Niente di più, finita qui. Finita qui?
Se ci degniamo di ascoltarla bene, per una volta, ci accorgeremo che ha un suono abbastanza ruvido, perfino minaccioso: che sia connessa col ringhiare? Che sia barriera contro — s’immagina — cani mordaci e reclusi rabbiosi? No, non è evidentemente questa la sua funzione — la sua funzione è quella di riparo di sicurezza, per evitare di cadere da un luogo alto, e magari di corrimano. Quindi?
Parola dura spesso significa parola di origine germanica. In questo caso la ringhiera ci riporta a un passato fondante dell’Italia, l’epoca comunale.
L’esperienza comunale è stata una forma importante di esperienza democratica. Una democrazia fatta in piazza, in cui ci si avvicendava a parlare alla folla della cittadinanza — dove, e da dove si parlava?
Serve un luogo ampio dove ci si possa adunare, e serve un podio, una tribuna elevata. Era rimasto, in volgare, l’eco di un vecchio termine risalente alla dominazione gotica in Italia, hrings, col significato proprio di ‘cerchio, anello’ — lo ritroviamo anche in altre lingue germaniche, Ring tedesco, ring inglese. Questo cerchio, come s’intende per immutabile costume umano, è l’assemblea popolare, che converge a cerchio intorno a chi dice. Prende qui il nome di ‘arengo’.
L’aringhiera è quel podio. Chi parla vi sale per rivolgersi al pubblico raccolto dintorno — per arringarlo. Naturalmente il podio è transennato, circondato da un parapetto, anch’esso cerchiante, che nel passare delle generazioni diventa la ringhiera. Sopravvive agli arenghi e agli antichi comuni, solida e leggera, ancora a recintare i nostri luoghi elevati — dagli appartamenti e ai castelli, dai giardinetti alle terrazze panoramiche.
Parola da niente, è vero, curiosità minutissima, eppure... ancora una volta ci imbattiamo nella diffusione capillare di una parola, dimessa e normalissima, che però porta inscritta una testimonianza fondante di un tratto culturale. Un tratto comunitario ancora evidente nella grammatica urbanistica dei centri storici, nelle piazze, nei municipi balconati (gli arengari), sviluppato intorno a un’antica suggestione barbarica. E forse da non scordare — se non per il presente, per il futuro.