Tecnologia

tec-no-lo-gì-a

Significato Studio e applicazione di ciò che è utile alla soluzione di problemi; mezzo, apparecchiatura, attrezzatura volta a realizzare un certo fine; metodologia propria di un’arte o industria

Etimologia voce dotta recuperata dal greco technología, ‘discorso sistematico su un’arte’, composto di téchne ‘arte’ e lógos ‘discorso’.

Osiamo un po’. Qui non ci interessa sondare come si snodino le frontiere e gli impatti della tecnologia; cerchiamo piuttosto di capire il contenuto della parola ‘tecnologia’, quale sia la sua essenza di significato. Ad esempio, come si distingue da ‘tecnica’, che evidentemente è sua parente?

Come ci capita spesso di ricordare, una parte importante della lingua greca ha ripreso ad essere frequentata dalle altre lingue così come si ripresero a frequentare le acropoli in rovina, i teatri e i templi — magari con la voglia di studiare il passato, la velleità di ritirare su qualcosa di crollato, ma soprattutto con l’idea di usare quel bendiddio di materiale per costruire qualcosa di nuovo e diverso. In tanti, tanti casi non esiste continuità fra gli usi originali e quelli che ne facciamo noi.

‘Tecnologia’ e ‘tecnica’ sono parole che in italiano sono attestate tardi, sulla scia sei-settecentesca dell’interesse moderno per le scienze — coeva alla riscoperta massiccia del greco: fra la caduta dell’Impero d’Occidente e il Rinascimento, la conoscenza del greco dalle nostre parti era stata davvero scarsa: ad esempio nel medioevo tanto del sapere antico dell’alta cultura ellenistica ci è arrivato per la prima volta tradotto… dall’arabo.

Ora, la téchne greca era in senso lato l’arte — l’attività umana basata su regole, studio, esperienza e abilità. Quella che noi chiamiamo ‘retorica’ era rhetoriké téchne, arte del parlare; quella che noi chiamiamo ‘tattica’ era taktiké téchne, arte dell’ordinare. In latino si faceva qualcosa del genere con ars, madre della nostra ‘arte’, e come nel caso delle derivazioni greche la sottintendiamo sistematicamente (ars arithmetica, ars statuaria e via dicendo). Quando la ‘tecnica’ viene recuperata in italiano (prima attestazione nel 1891, anche se l’aggettivo ‘tecnico’ vivacchiava già dagli anni ‘60 del Seicento), ha molto in comune con la ‘tecnologia’ (recuperata nel 1729): questa, dal greco technología, dovrebbe essere un discorso sistematico su un’arte, su una tecnica al modo, be’, in cui l’acquariologia lo è sugli acquari — c’è un dispiegamento razionale organizzato.
Ma le cose non vanno in questo senso, tecnologia e tecnica convergono su una quasi-sinonimia. Certo per ragioni contingenti, ma forse anche perché già la tecnica consiste in una modalità, una serie di norme che regolano attività, specie quelle volte a creare strumenti e apparati che migliorino la vita umana; ha già un tratto di sistema che conferisce una certa ridondanza alla -logia. Tanto che se dico che ho una tecnica per aprire la bottiglia senza cavatappi, intendo precisamente che ho un sistema per farlo. Entrambi riescono ad avere un’accezione che abbraccia il settore vasto, praticamente totale, dello studio e applicazione di tutto ciò che è utile a risolvere problemi.

Per differenziare questi due termini e cogliere la specificità della tecnologia, possiamo dire questo: la tecnica sta suonando via via più rétro. Là dove a inizio Novecento si parlava dei prodigi della tecnica (possiamo immaginare l’intonazione da Istituto Luce), ecco, noi oggi parleremmo dei prodigi della tecnologia — in effetti ‘tecnologia’ è una parola che non ha ingranato fino alla metà del secolo scorso. La tecnica si attaglia a un modo di fare le cose che ha un tratto più umano, artigianale, corporeo, personale. La tecnica per un tiro perfetto con l’arco è un modo di muovere il tuo corpo che apprendi da altra gente che tira con l’arco, mentre la tecnologia per un tiro perfetto (se c’è) consiste in qualche mirino, stabilizzatore — in ogni caso, in qualche ordigno. Nel raccogliere il tè chiameremo tecnica la trovata tradizionale per svolgere il lavoro, mentre la tecnologia è il modo in cui questa operazione viene meccanizzata sostituendo occhi e mani di bracciante. La tecnica si conserva più umana, la tecnologia si slancia nell’astrazione e nella concretezza della macchina.

Non hanno una sostanza poi diversa; è solo l’uso (un uso recente) che ci fa optare per l’una o l’altra. Ma è buffo come l’aggiunta del secondo elemento -logia possa dirigere una parola nel futuribile, e trasformare una modalità buona per il taglio di diamanti e la stesura dei colori a olio sulla tela in un’apparecchiatura che si sostanzia nell’assenza dell’essere umano.

Si ha l’impressione che la lessicografia abbia generalmente qualche incertezza a descrivere questa parola e i suoi significati — non senza ragioni. Ma forse alla fine di studio, analisi, progettazione, realizzazione e applicazione potremmo dire che la tecnologia è ciò che trasforma un modo in un mezzo.

Parola pubblicata il 10 Febbraio 2025