Trasloco
tra-slò-co
Significato Trasferimento di abitazione o di sede, e le operazioni con cui è compiuto
Etimologia derivato di traslocare, composto dal latino trans- ‘al di là, oltre’ e locare ‘collocare, porre in un luogo’.
Parola pubblicata il 03 Settembre 2016
L'italiano visto dagli stranieri - con Chiara Pegoraro
L'italiano è una delle lingue più studiate al mondo: come è che gli stranieri la vedono, quali sono le curiosità, le difficoltà e le sorprese che riserva a chi la sta imparando? Con Chiara Pegoraro, esperta insegnante d'italiano per stranieri, osserveremo attraverso alcune parole le questioni più problematiche e divertenti di questo tipo di apprendimento. Per gli italiani, qualcosa di nuovo e insolito sulla loro lingua madre; per le migliaia di amici stranieri che ci seguono, un simpatico aiuto.
Ancora una volta siamo davanti a una parola comune che cela un esito semantico interessante.
Gli elementi latini che compongono il trasolcare e il trasloco ci parlano semplicemente di un trasferimento, di un porre qualcosa in un altro luogo. L’immagine è chiaramente vastissima. Però in italiano questo grande tronco, che ci immagineremmo ricco e frondoso, ha portato a un significato unico e molto specifico: il trasferimento di abitazione o di sede, e le operazioni che per tali trasferimenti sono necessari.
Per la verità è possibile, per quanto poco comune, che il trasloco riguardi lavoratori od oggetti; ma è un uso che per frequenza e diffusione non è comparabile col suddetto. Anzi, sono proprio i caratteri di complessità e fatica implicati dal trasloco di abitazione o sede a segnarne gli usi estesi o figurati: così posso finalmente traslocare nella nuova casa in campagna, e organizzo il trasloco del laboratorio vicino al magazzino, ma si può anche traslocare la vecchia nonna da noi.
- “Ieri ho fatto la mudanza” “In italiano si dice ‘trasloco’” “Trasloco? Io non sono loco!” -
Dei falsi amici abbiamo già parlato, ma a parte queste parole dal suono simile ma con un significato diverso, quanto aiuta conoscere una lingua straniera quando si cerca di impararne una nuova? Tantissimo. In questo caso lo studente non era di lingua spagnola, come l’uso di mudanza e loco suggerirebbe, bensì tedesco. Aveva però imparato benissimo lo spagnolo e attingeva al suo bagaglio di conoscenze a piene mani, sapendo bene che la strada che separa lo spagnolo dall’italiano è molto più breve di quella che lo separa dal tedesco. Fino ad un certo punto, almeno. Nell’urgenza di comunicare propria dei livelli bassi, chi conosce una lingua vicina all’italiano (una lingua neolatina) ha un vantaggio incomparabile sugli altri studenti. Quando però si arriva a un livello molto avanzato, questo vantaggio inizia a giocare brutti scherzi, perché porta molta confusione e lo studente, che comunque riesce a comunicare, inizia a non percepire più che sta facendo degli errori, per cui parla con molta convinzione una lingua ibrida, l’itagnolo. Questo perché si parla di due lingue che hanno moltissimo lessico in comune, cosa che non succederebbe con lingue più lontane dalla nostra.
Il vantaggio dei collezionisti di lingue è spiegato da una teoria interessante: il principio dell’interdipendenza linguistica. In poche parole, in presenza di condizioni favorevoli (motivazione, input adeguati…) lo studio di una lingua straniera porterebbe benefici all’intero repertorio linguistico di una persona. Quindi anche studiare una lingua lontana dalla nostra come il cinese, aumenterebbe la nostra consapevolezza linguistica e di conseguenza renderebbe migliore non solo il nostro italiano, ma anche lo studio di una terza lingua lontana da entrambe, il turco, per esempio. È un po’ come dire che l’appetito vien mangiando. Per questo la morale del giorno è: studiate le lingue straniere e sarete sempre più vicini alla prossima lingua che imparerete.