Arretrato

ar-re-trà-to

Significato Situato indietro rispetto a un punto di riferimento

Etimologia partiticipio passato di arretrare, composto parasintetico di retro.

C’è una piccola discrepanza, in questo aggettivo. Il fatto che nasca come participio passato ci dice all’orecchio: «è arretrato ciò che ha compiuto un arretramento». Ma a meno che non si tratti effettivamente di un participio passato (per cui racconto di come io, davanti alla minaccia, non sia arretrato di un passo), le cose non stanno così, perché nel Settecento ha perso gran parte dell’aderenza al verbo (invece ‘arretrare’ è trecentesco, un composto parasintetico di retro della prima ora dell’italiano). Piuttosto, ci descrive ciò che ha una posizione situata più indietro rispetto a un certo punto di riferimento. È arretrato ciò che è indietro, in senso lato.

Parlo di punti di riferimento spaziali quando dico che resto in posizione arretrata nella speranza di non farmi chiamare o di difendermi meglio; parlo secondo un metro di progresso quando noto che una tecnologia, per quanto ingegnosa, è arretrata, così come una mentalità o un’ideologia; parlo di punti di riferimento temporali quando domando il pagamento degli stipendi arretrati e asserisco che serve una strategia per smaltire il lavoro arretrato. Per quanto in questi casi l’arretrato non sia certo un participio passato, il richiamo al punto di riferimento è proprio un retaggio del participio, che lo vuole idealmente spostato indietro da un certo punto di partenza - un davanti, una prima linea, uno standard scientifico, un aggiornamento civile, il saldo completo, il lavoro concluso. Bella finezza.

Peraltro ha un suono che ne colorisce i significati in modo marcato e grazioso: è un trionfo arrotato e dentato di ‘r’ e ‘t’, è farraginoso, arrugginito, quasi ingolfato, e in qualunque frase venga usato si prende il suo spazio, in vista come la carcassa di un trattore in mezzo al campo.

Parola pubblicata il 16 Febbraio 2019