Catalessi

ca-ta-lès-si

Significato Condizione psicomotoria che consiste nell’assenza di iniziativa motoria, rigidità degli arti e flessibilità cerea; stato di morte apparente; nella metrica classica, perdita di una sillaba alla fine del verso

Etimologia nei primi significati, voce dotta presa in prestito dal latino tardo catalèpsis ‘rigidità muscolare, attacco, morte apparente’, dal greco katálepsis, ‘cattura, possessione’, derivato di katalambáno ‘impossessarsi’, che è da lambáno ‘prendere’ col prefisso kata- ‘in giù’; nell’ultimo, sempre voce dotta ma presa in prestito dal latino tardo catalèxis ‘accorciamento metrico’, dal greco katálexis ‘cessazione, chiusura, clausola’, derivato di katalégo ‘terminare’, che è da légo ‘cessare’ col solito prefisso kata-.

Le parole greche fanno fare sempre un gran figurone, anche quando non si sa bene che significano e si usano così come vengono. Non c’è poi molto di male, è un dato di fatto anche piuttosto divertente — l’altra faccia del carisma di una lingua. Prendiamo il caso di ‘catalessi’.

Se raccontiamo che l’amico è finito in catalessi nei primi venti minuti del film, che sono in catalessi sul divano e non ho intenzione di alzarmi, se tuoniamo perché la popolazione è in catalessi davanti alle turpitudini in atto, sto dipingendo la catalessi come uno stato di letargia, iperbole figurata di una catalessi che tecnicamente, nel lessico scientifico, indica una morte apparente… o no?

C’è stata una certa oscillazione nei significati (il che è normale in tutte le scienze, figuriamoci in quelle mediche e psicologiche), ma specie allo stato attuale no: la catalessi è un’altra cosa. Si tratta di uno stato psicomotorio in cui la persona è priva di iniziativa motoria, i suoi arti sono rigidi e hanno una cosiddetta flessibilità cerea, cioè possono essere mossi come quelli di un manichino o una statua di cera, restando a lungo anche nelle posizioni normalmente più impensabili e faticose. L’etimo ci parla senza mezzi termini di una possessione.

Perché allora la catalessi, così tesa e che si profila in un ambito dotto, si associa alla morte apparente? Forse in genere per la passività che vi è collegata, che rende simili a statue. O forse è perché la catalessi si manifesta nella catatonia, sindrome molto complessa in cui possono darsi anche situazioni non troppo lontane da una morte apparente — e peraltro i loro nomi pare siano stati per un certo tempo alternativi.

Forse pesa anche una situazione di confusione di significati permanente già dal latino, in cui catalèpsis si avvicinava a un generico ‘attacco’. Insomma, non è sempre facile chiarire perché un termine, in un susseguirsi di concezioni e convenzioni, prenda popolarmente una piega di significato diversa da quella tecnica: è come inseguire un’eco.

È un fatto: questo termine per chi studia le malattie del sistema nervoso ha un significato, per noialtri profani ne ha un altro, e vi attingiamo molto volentieri quando nel bacino delle ricercatezze popolari vogliamo pescare un termine cólto per le nostre esagerazioni ironiche. Una sorte anch’essa ironica, no?

C’è però un’altra catalessi da menzionare, che in italiano prende la stessa forma della prima ma è una parola del tutto diversa, anche etimologicamente. La catalessi è infatti pure un concetto della metrica poetica classica, e indica la perdita di una sillaba alla fine di un verso. Un concetto molto limitato, specie perché non è applicabile alla metrica italiana, che rispetto a quelle classiche si basa su logiche radicalmente differenti.

Parola pubblicata il 10 Febbraio 2020