Cinigia

ci-nì-gia

Significato Cenere calda, con ancora qualche favilla di fuoco; brace minuta per gli scaldini

Etimologia dal latino cinis ‘cenere’, attraverso l’ipotetica voce del latino parlato cinisia.

Non è più una presenza così vicina e quotidiana, quella della cenere calda, leggerissima, secca, e non del tutto spenta, che può ancora sprizzare qualche favilla. Ha smesso di esserlo insieme al fuoco di legna. Ma questo particolare elemento della realtà, anche se più distante, resta ben presente nel nostro immaginario, e sa comunicare in maniera incisiva.

Nella sua umiltà ha una storia, nelle sue varianti, decisamente nazionale: la troviamo usata da Benvenuto Cellini, quando spiega come è che si applica la lega nera di niello nelle incisioni per creare il contrasto di un contorno nero su argento, fino a Pasolini in Una vita violenta, in cui il lancio della cinigia è l’ultima estrema resistenza domestica a dei poliziotti. Passando per Montale, che ne Il canneto rispunta i suoi cimelli rappresenta il farsi e il disfarsi delle nuvole evocando Un albero di nuvole sull’acqua/ cresce, poi crolla come di cinigia.

Noi, nel nostro piccolo, possiamo considerare come dopo l’incendio, della macchia non resti che una cinigia volatile e fumante; ricordiamo come il nonno frugava nella cinigia per tirare fuori i cartocci delle patate cotte; e come è più facile riaccendere un fuoco sulla cinigia del precedente.

Ma non solo. Frammisto a questa cenere lieve troviamo anche altro, che per la sua prossimità è chiamato col medesimo nome: si dice cinigia anche la brace minuta. Piccoli carboni ancora accesi, di quelli che un tempo si mettevano negli scaldini, piccoli contenitori caldi usati per smorzare il freddo e l’umido del letto, o anche solo per scaldarsi le mani o i piedi.

La cenere è più pesante, più distrutta e morta; la brace è più aggressiva. La cinigia si presenta così come un termine familiare, lieve e arioso, ancora mordente e caldo, ma collaborativo, e quasi tenero. Una meraviglia precisa, anche se ormai non più domestica. E se con spirito un po’ poetico ne volessimo cogliere i caratteri, potremmo parlare di ciò che si può riaccendere nella cinigia di una relazione finita, di come ci scaldi una cinigia di ricordi, o di promesse di cinigia, rassicuranti e volatili.

Parola pubblicata il 17 Giugno 2020