Faloppa

fa-lòp-pa

Significato Bozzolo di baco da seta che contiene una crisalide morta; millantatore, persona vana, bugiarda

Etimologia dal latino medievale faluppa ‘paglia, lolla di grano, immondizia’, di origine incerta.

La storia di questa parola è antica, anche se prima della sua attestazione nel latino medievale (parliamo del Duecento, in Emilia) non si sa molto di certo. Comunque, dalle forme ‘faluppa’ o ‘falopla’ diventa l’italiano ‘faloppa’ nel XIV secolo. Ora, i primi significati latini erano eterogenei ma descrivevano tutti materiali di nessun valore: paglia, lolla (ossia l’involucro dei cereali, e il sinonimo ‘loppa’ viene proprio da qui), fino all’immondizia tout-court.

Nel passaggio alla nostra faloppa, però, pur mantenendo il senso essenziale l’immagine cambia, diventando molto specifica: il bozzolo del baco da seta che contiene una crisalide morta (morta di morte naturale, potremmo dire, perché la bella seta, per essere impiegata, richiede sempre l’uccisione delle crisalidi nel loro bozzolo finito). Questi bozzoli restano però incompiuti, flosci, inconsistenti, e macchiati internamente dalla putrefazione, dalla tabe - e insomma, servono a poco. Magari da fuori paiono sani, a posto come tutti gli altri; ma al tocco o al momento di scioglierli rivelano il loro triste difetto. Perciò l’uso metaforico della faloppa riferito a una persona non è incardinato sulla sua assenza di valore, ma sulla sua vanità, sul suo essere - figuratamente - bugiarda, menzognera, millantatrice. Uno slittamento interessante.

Possiamo parlare del faloppa che noleggia la Maserati per far le viste di avere grandi denari (si può usare anche al maschile, invariato); ci dileguiamo rapidi dalla festa formale affollata di faloppe; e quando si riesce a smascherare una faloppa è sempre un bel godere.

È una parola ricercata, che però (mi dicono) ancora ruggisce nel nord-est. Ed è una risorsa straordinaria: un termine che ci significa con un suono gonfio una vanità che par persona, avvilita da una morte interiore, da un’intima putrescenza. Niente male.

Parola pubblicata il 21 Aprile 2018