Intabarrato

in-ta-bar-rà-to

Significato Avvolgere in un tabarro, o in indumenti pesanti; imbacuccato

Etimologia da tabarro, che è dall’antico francese tabar (di etimo incerto, forse germanico), con prefisso in-.

  • «Aveva iniziato a nevicare, così uscì di casa tutta intabarrata.»

Anche questa parola ci mostra come spesso le parole resistano nella lingua più a lungo dell’oggetto che descrivono. I tabarri non sono scomparsi del tutto, ma certo si vedono meno rispetto a un tempo — e però permangono nel profilo copertissimo dell’intabarrato.

Il tabarro è un mantello pesante senza maniche, a ruota, da mettere sopra giacche o cappotti. È fissato solo sotto al mento, con degli alamari o bottoni, e per tenerlo chiuso davanti si getta un’estremità sulla spalla opposta. È un capo molto avvolgente, che copre la figura in maniera semplice ed efficace — ora con un’aura misteriosa e intrigante, ora con un’aura goffa.

I significati presi dall'intabarrare e dall'intabarrato non sono scontati. Ad esempio, curiosamente, l’ammantare ha preso una piega tutta metaforica — pur volendo dire, in concreto, praticamente la stessa cosa: quindi parleremo di come, avendo fatto un viaggio a Sharm el-Sheikh, ci ammantiamo d’un aria da fini conoscitori dell’Asia («Ma non è in Egitto?»), o di come il libro sia ammantato di una dottrina che chi l’ha scritto non ha. È un ostentare qualcosa che manca, l’ammantarsi. Invece l’intabarrarsi, e quindi l’intabarrato, è rimasto ben piantato nel concreto, niente voli figurati. Anzi, di tutta l’esperienza secolare dell’uso del tabarro, ha preso la parte più funzionale e l’esito meno elegante.

Già perché oggi il tabarro è un indumento di sartoria, buono per alte uniformi e modi ricercati di vestire. Ma un tempo questa ruota di stoffa pesante (grezza o di finezza squisita) ce l’aveva quasi chiunque: nell’intabarrato troviamo decisamente un esito spiccio. Infatti oltre ad avere il significato protocollare di 'che indossa un tabarro', ha quello di 'che indossa un cappotto pesante', e più in generale ci racconta la qualità di un essere pesantemente vestito che limita nei movimenti e nella grazia.

Al primo spiffero posso intabarrarmi con cappello e scarpone, lasciando appena una fessura per gli occhi — e questo solo per stare in casa. Per mettere fuori la spazzatura durante il fortunale mi intabarro con strati di scialli e un poncho impermeabile. E mi presento a teatro talmente intabarrato che non faccio in tempo a spogliarmi prima dell'inizio dello spettacolo.

Ha una forte eco tradizionale. E anche se oggi nel nostro immaginario il profilo della persona intabarrato, quasi bozzolo umano, sta ormai scolorendo, è un profilo che linguisticamente resta radicato: le figure restano nelle parole, anche se di vecchietti intabarrati seduti davanti a casa o gentiluomini intabarrati pronti per la soirée non ne vediamo poi molti.

Parola pubblicata il 11 Novembre 2022