Ipallage

i-pàl-la-ge

Significato Figura retorica che consiste nel riferire a un termine qualcosa che all’interno della frase dovrebbe essere riferito a un altro

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo hypàllage, prestito dal greco hypallagé ‘scambio’, dal verbo hypallássein ‘scambiare’, letteralmente ‘mettere sotto ad altro’ (hypó ‘sotto’, állos ‘altro’).

  • «Detesto ciò che esce dalle tue labbra codarde. Vuoi che ti schiaffeggi con altre ipallagi?»

Sappiamo che molte figure retoriche sono di uso comunissimo — tanto che abbiamo difficoltà anche solo a riconoscerle come tali. I loro nomi (di solito greci, di solito astrusi) sono nomi di fili del tutto ordinari del nostro ordinario sforzo retorico. Ma non sono tutte così. Ci sono anche le figurone retoriche, quelle che identificano un atto retorico inconsueto, che ci pare adatto giusto a un certo genere di poesia — almeno per come si presentano di solito; ma non sono sostanzialmente differenti. Continuano ad essere passi retorici con precisi effetti estetici, forse più familiari di quanto si possa credere.

Nell’Eneide Virgilio parla della mura dell’alta Roma, o di dare i venti alle navi. Sarebbe giusto il contrario, ad essere alte sono le mura, non Roma, i venti non li dai, dai piuttosto le navi, e i venti le pigliano. Questi sono due esempi (letteralmente classici) di ipallage. Consiste nel riferire a un termine qualcosa che dovrebbe essere riferito a un altro, all’interno della frase.
In tempi più vicini a noi possiamo ricordare Foscolo che parla di come «Sorgon le dive / membra da l'egro [malato] talamo», non è il letto, il talamo, ad esser malato, sono giusto le membra; e Carducci, che tratteggia «Il divino del pian silenzio verde» — ovviamente ad esser verde è il piano, e divino il silenzio. Non mancano gli esempi anche in prosa, e gli usi anche in altre lingue. Ma certo che messa così pare proprio una bizzarria.

D’altro canto, quando aspettiamo una notizia, noi passiamo delle notti insonni. Anche se per la verità la notte non dorme, passa buia e serena come sempre, siamo noi ad essere insonni. La nostra mattina felice illumina tutta la giornata, ma anche qui, la mattina non ha umori, li abbiamo noi. La pigra domenica? Sono io ad essere spalmato sul divano. Mica così astrusa, l’ipallage.

Lo spostamento controsenso dell’ipallage, lo scambio di fili e connessioni crea una discontinuità, genera l’inatteso. L’informazione non ne patisce, s’intende il senso giusto, ma questo arriva con qualificazioni insolite, accedendo a personificazioni, a sinestesie (in effetti l’ipallage s’intreccia con altre figure retoriche). E queste non hanno la prosopopea di ordigni retorici monumentali, statici, isolati e congegnati ad hoc, ma la spiccia meraviglia di come un mobile scambietto d’attribuzione nella frase dia trombe al nostro fiato.

Parola pubblicata il 07 Agosto 2025