Musicoterapia
Le parole della musica
mu-si-co-te-ra-pì-a
Significato Metodo di cura non verbale che si serve di suoni e musica
Etimologia composto formato da musico- col significato di ‘relativo alla musica’, derivato dal greco musiké (tékhne) ‘arte delle Muse’ e da therapeía ‘culto; cura, trattamento’.
- «Incredibile, hai notato com’è migliorato con la musicoterapia?»
Parola pubblicata il 16 Febbraio 2025
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Nella lingua italiana questo neologismo risale ai primi decenni del Novecento e fu coniato per descrivere un metodo di cura che si avvale della musica. La musicoterapia è sicuramente una scienza giovane ma, a guardare bene, ha ascendenze remote, che risalgono alle prime suadenti ninnenanne e alla ritualità religiosa menzionata dalla Bibbia e dalla mitologia.
Platone, bandendo la musica dalla sua società ideale (Repubblica, X), ne riconosceva il potere. La pratica musicale era accettata con riserva e ritenuta un mezzo, una tékhne il cui impiego era lecito soltanto se non avesse contravvenuto alle leggi dello Stato, dunque utilizzando armonie che non corrompessero o indebolissero l’animo umano, allontanandolo appunto dalla legge.
Con Aristotele la musica fu riabilitata e con Aristosseno di Taranto fu impiegata con successo anche per curare patologie di ordine psicologico e fisico, come la sciatica.
Un esempio per tutti, tratto dalle fonti storiche. Nelle sue mirabilia, Apollonio riporta la seguente notizia, acquisita da Teofrasto: Aristosseno, intonando con l’aulos una particolare armonia, guarisce un giovane impazzito dopo aver ascoltato una salpinx, strumento aerofono d’uso militare, il cui suono sembra assomigliasse al barrito di un elefante. Ma torniamo a tempi più recenti.
Un articolo di Gino Leonardo Di Mitri ha focalizzato l’attenzione su un singolare caso riportato nel Ragionamento… sopra l’effetto della musica nelle malattie nervose di Luigi Desbout (1780). Questi era un medico di origine francese al servizio dell’esercito e il suo libro comparve in un periodo durante il quale si moltiplicavano le pubblicazioni dedicate al fenomeno del tarantismo. Nel trattato, Desbout riferiva la guarigione di una ragazza ebrea di Livorno, Settimia Tedeschi, colpita da convulsioni a ogni mestruazione. Salassi e farmaci non avevano sortito nessun effetto, mentre la musica risolse in pochi giorni le crisi, che non ricomparvero più. In particolare, risultò di notevole efficacia l’esecuzione di ritmi vivaci e di «un’Overtura del Celebre Maestro Paisello [sic]. Questa fece sull’Inferma un’impressione stupenda».
Nel racconto del medico illuminista, il fenomeno manifestato da Settimia appare del tutto analogo a quello che negli stessi anni affliggeva le giovani salentine morsicate dalla famigerata taranta, un fenomeno all’epoca ben conosciuto e per il quale la cura risolutiva era la tarantella. La terapia musicale funzionò dunque in contesti socio-culturali completamente diversi, dalla Puglia rurale cattolica alla Toscana borghese ebraica.
Desbout non credeva che l’arte dei suoni potesse costituire una panacea universale, ma arrivò ad accogliere l’ipotesi che il potere taumaturgico e benefico della musica agisse finanche sugli animali.
Per quanto riguarda l’Occidente, dall’Ottocento in poi la musica fu sempre più largamente impiegata come terapia. In Inghilterra nel 1891 il canonico Frederick Harford fondò la Guild of St. Cecilia (una sorta di ‘Congregazione di S. Cecilia’), che si occupava di offrire musica dal vivo ai pazienti ricoverati in ospedale.
Dopo l’ultimo conflitto mondiale, gli Stati Uniti sfruttarono la musica come risorsa riabilitativa per combattenti e veterani. La musicoterapia acquisì dignità professionale e vennero istituiti corsi accademici, presto replicati anche in Europa. Da allora la nuova disciplina si sviluppò rapidamente, ottenendo riconoscimenti e regolamentazione istituzionale, divenendo materia di studio vera e propria, con tutto il corredo di risorse e strutture sparse nel mondo. Oggi la musicoterapia si definisce in termini molto più razionali e meno narrativi del passato, e si differenzia a seconda dei vari contesti sociali, da quelli della medicina convenzionale a quelli della medicina tribale, fino ai rituali di guarigione sciamanici.
Cantare o ascoltare la musica adatta, può cambiare l’umore della giornata.
Tentiamo un esperimento fai-da-te?
Per una voce femminile:
Provate a intonare questa nota:
quando sarete sicuri di cantarla con voce ferma e alla giusta altezza, cantatela nuovamente, ma suonando insieme quest’altra nota:
Per una voce maschile:
Il procedimento è identico, ma la nota da intonare è questa:
e quella da suonare insieme è:
In entrambi i casi, si tratta di un semplice intervallo di quinta. Più a lungo si riuscirà a tenerlo, migliore sarà l’effetto. E risuonerà nel corpo e nella mente una perfetta armonia.