Parquet

par-quet (parché)

Significato Pavimentazione composta da tavole o doghe di legno; sala della Borsa Valori in cui gli agenti di cambio contrattano sui titoli, complesso delle operazioni di borsa, campo da pallacanestro

Etimologia voce francese, diminutivo di parc, e quindi propriamente ‘piccolo parco’, con il senso di parte recintata e pavimentata, adibita ad attività, specialmente giuridiche.

C’è un dipinto dell’artista francese Gustave Caillebotte, conservato al Musée d’Orsay, che si chiama ‘I lucidatori di parquet’. Il soggetto, forse, non è nulla di speciale: ritrae tre uomini a torso nudo che si affaticano sulle tavole di legno del pavimento di una sala. La meraviglia sta nella resa pittorica della luce proveniente dalla finestra sul fondo della scena e che si riflette sulle doghe lustrate, in contrasto con l’opaca ruvidezza delle tavole non ancora pulite. Oltre a ciò, se lo guardiamo abbastanza a lungo, possiamo sentire il dolore ai muscoli delle braccia per il troppo strofinare, l’odore di sudore, la calura opprimente dell’estate. E forse è lì il genio dell’artista.

Parquet, manco a dirlo, è una parola francese, come questo fantastico dipinto; in italiano la si trovava anche come parchè, specie nell’Ottocento, fin dal quale è attestata. Oltre a descrivere un tipo di pavimentazione composta da listoni di legno disposti in vari modi, con questo termine si indica per sineddoche anche il campo di pallacanestro, tutto di legno. Ma non solo: parquet è pure il luogo della Borsa Valori in cui gli agenti di cambio si riuniscono per contrattare sui titoli. E questo significato, paradossalmente, ci avvicina più di tutti gli altri al parquet di origine, quello francese, di quando la parola voleva dire ‘parchetto’ e veniva utilizzata per indicare il tribunale.

Proprio così: nel XIV secolo i signori che abitavano nei castelli e che avevano il diritto esclusivo di abbattere i preziosi alberi delle foreste che ricoprivano i loro possedimenti, avevano l’uso di delimitare uno spazio nelle sale del loro palazzo con un pavimento ed una recinzione di legno, messi apposta per creare una sorta di ‘parchetto’ da cui amministrare la giustizia sul loro feudo. Dopotutto, storicamente il primo significato di ‘parco’ è proprio ‘recinto’ — dal latino medievale parricus, di origine discussa, forse prelatina.

Da lì, come per tutte le cose umane, nacquero mode, stili e motivi decorativi, e ancora oggi parquet strepitosi possono essere ammirati in vari castelli della Francia, compresi Versailles e il Louvre (che, prima di essere un museo pieno zeppo di capolavori anche italiani, era il palazzo del re a Parigi). Il parquet, insomma, è storicamente così connotato come luogo di giustizia e di legge che tuttora in francese il tribunale è detto parc de justice e il parquet sono i magistrati che si fanno carico dell’accusa, come il procuratore. Da parchetto di giustizia in francese a parchetto delle operazioni di borsa in italiano.

Il parquet, che sia per la sua storia o per il suo bell'aspetto, ha proprio il suo perché. Lo dimostra anche il personaggio di Harry Pfarrer nel film ‘Burn after reading’ dei fratelli Coen, il quale ha una certa passione per i pavimenti: ‘Bello ‘sto pavimento. Che cos'è? Cotto?', ' Bello! Cos'è? Listoni di pino?'. Chissà di che legno era fatto il parquet di Caillebotte...

Parola pubblicata il 23 Gennaio 2022