Passim

pàs-sim

Significato Nella terminologia bibliografica, indica che il dato citato ricorre diffusamente, in vari punti del documento

Etimologia voce latina, propriamente ‘dappertutto, qua e là, senza ordine’, derivato di pandere ‘stendere’.

Forse, se nella parentesi dopo una citazione ci imbattiamo in un rimando a «p.122 e passim», che cosa sia quel ‘passim’ non ci è del tutto chiaro — e magari, come nostro normale vizio, passiamo oltre come non fosse stato scritto. Ma è un termine gagliardo.

Nel limpido, esatto sistema della terminologia bibliografica, rassicurante bastione dell’Ordine Universale, il passim appare come il più rilassato fra tutti i riferimenti.
In effetti il compito del riferimento dovrebbe essere quello di permetterci di trovare a colpo sicuro, a indice sguainato, l’origine esatta del passo o del dato portato in citazione. E però trasecoliamo, perché ‘passim’ è un avverbio latino che significa ‘qua e là’, ‘senza ordine’ — e lo fa a partire dal verbo pandere, cioè ‘dispiegare’. Distesamente, potremmo dire, sparsamente. L’indice puntato ci resta in mano, in questo modo.

Ma il senso del passim, recuperato dal latino a Italia già unita, non è quello di sgamarsi i riferimenti esatti di pagine, di minuti o d’altra scansione di un documento: è che effettivamente certi dati, certi riferimenti, certe citazioni si ripetono, o addirittura finiscono per informare lo spirito intero di un intervento — che sia discettazione in quattordici volumi o canata di quaranta secondi. Senza contare che logorarsi nella produzione di un elenco completo di tutte le occorrenze di un certo concetto o dato in un documento, una volta che se ne son già date alcune certe, è pleonastico, e vampirizza inutilmente le energie di chi le compila e di chi le legge.

Qui sta l’eleganza profonda del passim. Tanti riferimenti bibliografici che danno un profluvio di coordinate mirate possono avere la meticolosità impaurita di chi non è troppo persuaso della solidità del proprio riferimento. Il passim, invece, con una certa sprezzatura, aggiunge un tratto globale alla citazione. È a un tempo sicuro di sé e lusinghiero, visto che dà a chi lo legge il credito che le occorrenze ulteriori gli siano o saranno evidenti. Inoltre, può anche essere usato in maniere relativamente discorsive, fuori dalle formule bibliografiche strette.

Ad esempio posso dire d’essere sicuro che Tizio conoscesse Gaia perché la cita passim nella sua opera, e in modo particolarmente significativo in queste due lettere; possiamo affermare che Sempronia ritenesse l’opinione di Mevio una «idiozia», come emerge in Sull’opinione di Mevio, pagine 1, 2, 3 e passim (et passim se vogliamo dare un tono ulteriore, magari con un’alzata di sopracciglia intendente); e facciamo notare come lo spirito di contrasto puro e vuoto dell’esponente politico emerga passim in tutta l’intervista.

Dato che — ci dicono — viviamo nella società dell’informazione, le indicazioni bibliografiche possono guadagnarsi un ruolo pubblico sempre maggiore. La fonte, la sua articolazione e il suo riferimento diventano temi di dibattito ampio e sempre più consueto — e anche un ‘qua e là’ può diventare una risorsa importante.

Parola pubblicata il 01 Giugno 2021