Perfettibile

per-fet-tì-bi-le

Significato Che può essere migliorato fino alla perfezione

Etimologia derivato di perfetto, che è dal latino perfectus, propriamente participio passato di perfìcere ‘portare a termine’, derivato di fàcere ‘fare’ col prefisso per- nel senso di ‘completamente’.

Una parola raffinata, ricercata, che si prende spazio e si fa notare — con qualche ombra. Il nodo cruciale del suo uso è senz’altro il suo rapporto con perfezionabile, che pare un suo sinonimo… perfetto. Quando preferirla? Che colore dà? Anche se entrambi, in effetti, ci raccontano analogamente la possibilità del raggiungimento di una perfezione, lo fanno in maniere che si distinguono per sfumature importanti.

Si potrebbe correre a dire che ‘perfettibile’ si riferisce più spesso a sfere morali, mentre il ‘perfezionabile’ ad altre più pratiche, ma sarebbe un assestamento un po’ comodo. Proviamo a spingerci oltre e a circostanziare, ripartiamo dalla concretezza di queste parole: ‘perfettibile’ e ‘perfezionabile’ ci dicono rispettivamente che qualcosa può arrivare ad essere perfetto o che può arrivare ad essere perfezionato. E fra le due diciture c’è una differenza netta.

Il perfetto, semplicemente, non esiste: è un’approssimazione ideale, è un’iperbole a cui ricorriamo molto volentieri. Per forza di cose il viaggio che teoricamente porta ad essere perfetti non è misurabile con metri tecnici, oggettivi. Così il perfettibile ci parla di qualcosa su cui si può lavorare, e che può aspirare a innalzarsi a una specie di perfezione, ma in maniera vaga, e praticamente insondabile.

Invece il perfezionabile comunica la possibilità di un miglioramento proceduralizzato, studiato a tavolino, e pervio ancorché difficile e sfidante, perché il perfezionato non è necessariamente perfetto, ma lo conosciamo semplicemente con un più alto grado di impeccabilità, come uno stadio successivo — migliore.

Così parlerò della fiducia perfettibile in persone e progetti, di uno slancio perfettibile verso un obiettivo, di un’istituzione perfettibile; ma un’arte perfettibile e una perfezionabile sembra siano distinte dalla presenza o meno di un piano d’azione, così come fra il parlare di una legge perfettibile e una perfezionabile sembra passi la differenza fra il volerla intanto tenere com’è e il volersi mettere subito a ripensarla.

Come sa chiunque abbia criticato con cortesia qualcosa dichiarandola migliorabile, il perfettibile finisce per essere un modo alto e fine di dire che qualcosa è imperfetto, e che in qualche maniera, senza intenzioni troppo chiare, potrebbe essere reso migliore di quel che è — come però del resto tutto e tutti. Una parola che fa sempre colpo, ma che non mette gran peso nella bilancia concettuale del discorso.

Parola pubblicata il 25 Luglio 2020