Protocollare
pro-to-col-là-re
Significato Riguardante il protocollo e le sue norme; regolare in modo ligio e meticoloso; puramente formale, convenzionale
Etimologia derivato di protocollo, voce dotta recuperata dal greco protókollon ‘primo incollato’, in riferimento al primo foglio del rotolo di papiro, composto di prôtos ‘primo’ e kólla ‘colla’.
Parola pubblicata il 15 Luglio 2021
Alcuni termini che paiono di compostezza grigia possono stupire. Stavolta non parleremo del protocollare in qualità di verbo — dato che il suo significato è semplicemente quello di ‘mettere a protocollo’, e quindi in genere far annotare un atto su un registro. ‘Protocollare’ è anche un aggettivo, ed è di questo che parleremo, dato che offre delle finezze tutt’altro che burocratiche a chi lo sappia usare.
Naturalmente il protocollare è innanzitutto la qualità di ciò che è proprio del protocollo e ne concerne le operazioni — riferendosi quindi all’apparato di un regolamento, di una procedura, o di un rito diplomatico. Prende in effetti il profilo sfaccettato di un ‘regolare’ (aggettivo) particolarmente ligio e meticoloso: pensiamo a una gestione protocollare della cerimonia, senza slanci poetici, a un’uscita non certo protocollare durante l’incontro al vertice, della cura protocollare con cui il custode permette l’accesso al tabernacolo antico nel cortile del palazzo, o con cui vengo accolto al pronto soccorso.
È un termine, insomma, che racconta l’inclinazione alla rispettosa formalità di una consuetudine o di una regola. Di qui si apre un mondo fuor d’ufficio.
Nella qualità di conformità all’uso che troviamo nel protocollare c’è una vena di esteriorità. Non c’è intimità, trasporto partecipe. La sua formalità è pura, cauta, cortese, calibrata, consapevole, e risponde in maniera convenzionale a un regolamento. Non è un tratto di freddezza, quanto di aderenza.
È con puntualità protocollare che i figli annaffiano le petunie quando siamo in vacanza; torniamo su un bacetto protocollare di saluto con un bacio di gran passione; e notiamo le camicie bianche e i mocassini protocollari che tutti hanno indosso nella fila di tavoli all’ora dell’aperitivo.
Una parola incisiva, icastica, ricca, che sa scavalcare con agilità dal versante burocratico a quello poetico, e che anzi da quello trae la forza di un taglio inusuale e forte. Certo è un termine di un registro piuttosto ricercato, ma proprio il suo suonare come termine noto d’amministrazione la rende accessibile: ci sono persone che non sono esposte a poesia e letteratura, ma non ce n’è una che non sia esposta alla burocrazia.