Protrettico

pro-trèt-ti-co

Significato Che esorta, che stimola

Etimologia dal greco protreptikós, da protrépo ‘dirigere avanti, esortare’, derivato di trépo ‘volgo’ col prefisso pro- ‘avanti’.

Alcune parole si darebbero per estinte, e nemmeno in tempi recenti. O almeno si penserebbero vive solo nella cattività tecnica di qualche lessico specialistico. Questo è un caso interessante, perché è una parola che (pur assente in tanti dizionari) a partire dai suoi usi più solidi, che riguardano la storia della filosofia e della letteratura antica, in qualche modo filtra.

Protrettico, sia sostantivo sia aggettivo, nasce dal verbo greco protrépo, che vale giusto ‘dirigere avanti, eccitare, esortare’: nello specifico indica un genere letterario antico che aveva proprio il carattere e il fine di esortare a una certa pratica — classicamente, alla pratica della vita filosofica. Ne scrisse uno celebre Aristotele (che non ci è pervenuto ma conosciamo abbastanza per via delle molte citazioni che ne furono fatte in altri testi) e altri filosofi si cimentarono in questo genere; e fuor di filosofia ne scrissero nel II secolo d.C. il celebre medico Galeno (un invito alla medicina) e il Padre della Chiesa Clemente Alessandrino (un’esortazione all’abbandono del paganesimo in favore del cristianesimo).

Si intende facilmente, quindi, com’è che si può parlare di protrettici quando si parla di letteratura e filosofia di un paio di millenni fa; ma difficilmente mi sorprenderò a parlare di un protrettico che leggo online sulla donazione di libri alle scuole, del video protrettico con cui mi spingo a fare attività fisica, o di come certe esperienze protrettiche siano più efficaci di tanti discorsi. Anche se la sua sintesi è splendida, e sottile è il taglio che dà all’esortazione — in un dirigere avanti, nella qualità di ciò che dirige avanti — non è una parola comune né il suo significato è facile da indovinare. Più facile ricorrere a soluzioni più masticate, come ‘motivazionale’ e simili.

Però filtra, dicevamo. Non è un termine di uso sparuto, e chi si trovi ad apprenderlo per ragioni tecniche ha piacere di usarlo in maniera viva nella nostra lingua.

I casi in cui si voglia cogliere qualcosa nel suo essere stimolo dirigente, in cui si voglia vedere la qualità esortativa di qualcosa, non mancano; e se lo facciamo echeggiando tempi in cui la filosofia stava prendendo una struttura tetragona, e così la medicina, e così credi religiosi, diamo la dimensione di un’esortazione che non è una raccomandazione al vento, ma un invito pratico a salire su un carro che va lontano.

Parola pubblicata il 18 Marzo 2020