Pterodattilo
Le parole dei dinosauri
pte-ro-dàt-ti-lo
Significato Nome comune dei rettili volanti del genere Pterodactylus, spesso usato per riferirsi a tutti i rettili volanti
Etimologia composto di due elementi derivati dalle parole greche pterón ‘ala’, e dáktylos ‘dito’.
- «È planato sul buffet come uno pterodattilo.»
Parola pubblicata il 16 Settembre 2024
Le parole dei dinosauri - con Andrea Cau
Sono parole complesse, difficili da comprendere, dalle storie magnetiche e sconosciute... e che però sono anche parole dell'infanzia, parole che continuano a risuonare lungo tutta la nostra vita. Sono le parole dei dinosauri e della paleontologia, e con Andrea Cau, paleontologo e divulgatore, autore della serie di libri "La rivoluzione piumata", ne scaveremo una un lunedì su due.
La criptozoologia, l'indagine su specie animali misteriose, è una disciplina controversa. Secondo alcuni è un ramo legittimo della zoologia, per altri è una pseudoscienza, come l'astrologia e l'ufologia. Nel primo caso si occupa di specie rare e difficili da osservare, nel secondo caso è l'opera di ciarlatani alla ricerca dello Yeti o del Mostro di Loch Ness. Nel nostro secolo, in cui non esistono più regioni della Terra completamente sconosciute, è legittimo dubitare di notizie relative a misteriose creature dall'aspetto mostruoso pescate dal fondo dell'oceano, o di avvistamenti di esseri dalle forme aberranti in qualche valle del Tibet.
Duecento anni fa, invece, era legittimo per gli scienziati ammettere che in un mondo ancora in gran parte inesplorato fosse possibile trovare creature del tutto aliene, dalle forme inesplicabili, o almeno i loro resti. Pertanto era opinione corrente che i resti fossili di animali inusuali, scoperti anche in Europa, non testimoniassero antichissime specie ormai estinte da tempo, bensì fossero la prova che, da qualche altra parte del mondo, quelle creature grottesche fossero ancora vive e vegete.
Con questa impostazione mentale, alla fine del Settecento, l'italiano Cosimo Collini, già segretario di Voltaire, fu invitato a curare la collezione di mirabilia posseduta dal Duca di Baviera. Tra chincaglierie e opere d'arte antica spiccava un piccolo blocco di roccia, grande come un quadretto, dal quale emergeva lo scheletro di una piccola creatura molto bizzarra, dalle forme mai viste prima. Nel 1784, Collini redasse una dettagliata descrizione della creatura, alla quale però preferì non dare alcun nome. Forse per rimarcarne la morfologia aliena, quindi irriducibile alle categorie zoologiche allora conosciute, Collini mantenne quell'essere come innominabile, una ‘Cosa’ proveniente da un altro mondo.
In gran parte, l'animale pareva ricordare un uccello, o forse un qualche animale acquatico. Tuttavia, al posto delle braccia, la creatura aveva delle grandi appendici formate da sette segmenti allungati, che Collini non riuscì ad interpretare. Probabilmente, l'animale proveniva dai fondali oceanici, dato che quel tipo di roccia era già noto essere ricco di fossili marini, come conchiglie e pesci. Forse, concluse Collini, ancora ai suoi tempi esseri simili nuotavano sul fondo degli abissi marini.
A risolvere l'enigma della misteriosa creatura di Collini penserà, alcuni decenni dopo, un naturalista francese, il barone Georges Cuvier: a differenza del suo predecessore italiano, Cuvier comprese che le bizzarre membra dell'animale non erano altro che tipiche braccia di rettile, sebbene modificate per fungere da ali. In particolare, l'asse portante delle ali della creatura era il quarto dito della mano (equivalente al nostro anulare), enormemente sviluppato e che, in vita, fungeva da ancoraggio per un'ampia membrana di pelle, simile a quella che nei pipistrelli forma la superficie alare. L'alieno di Collini non era un abitante degli abissi, bensì un rettile volante, il primo ad essere scoperto dalla scienza. Cuvier diede all'animale il nome di ‘pterodattilo’, letteralmente ‘ala [formata dal] dito’, per rimarcare la peculiare funzione e conformazione delle zampe anteriori, ed ecco il logico perché di un nome così bizzarro.
Peraltro, nei due secoli passati da quel primo fossile, migliaia di ritrovamenti simili, in tutto il mondo, hanno confermato sostanzialmente l'intuizione di Cuvier, il quale è oggi giustamente riconosciuto come padre di ben due discipline scientifiche, la paleontologia e l'anatomia comparata.