Recriminare
re-cri-mi-nà-re (io re-crì-mi-no)
Significato Riconsiderare con dispetto o rammarico ciò che si è fatto o ciò che è accaduto; lamentarsi di ingiustizie subite o di un fatto avvenuto
Etimologia voce dotta recuperata dal latino medievale recriminari ‘accusare a propria volta’, derivato di criminari ‘accusare’ (da crimen ‘accusa’) col prefisso re- ‘indietro’.
Parola pubblicata il 21 Ottobre 2018
È una parola comune ma il suo uso, al di fuori di alcune locuzioni ricorrenti, è piuttosto sottile
Per capire le diramazioni del recriminare si deve sapere quale sia stato il significato con cui si è affacciato in italiano nel Seicento, ormai del tutto desueto: contro-accusare. Infatti il latino crimen prende il significato del nostro ‘crimine’ solo in seconda battuta; a tutta prima è piuttosto l’accusa, l’imputazione - così il recriminare nasce come il rimpallare accuse (peraltro transitivo).
Oggi nel recriminare troviamo una tavolozza di colori piuttosto precisa: c’è rammarico, con una sfumatura di dispetto, c’è lamentela con tono d’insistenza, e c’è (ed è quella punta sottile di colore che fa tutta la magia) una tinta di ritardo o di durata. I rami che si dipartono da quel rimpallare accuse si sovrappongono e frusciano gli uni sugli altri: recriminare è riconsiderare ciò che si è fatto o ciò che si è subito in passato, tornandoci sopra con acrimonia, con dispiacere; recriminare è lamentarsi da subito ma continuamente di ingiustizie subite o di fatti disapprovati. Quel ‘re-‘, insomma, piuttosto che di ‘contro-‘, inizia a sapere di ripetizione. Un continuare ad accusare - tristi o arrabbiati.
Il collega che non si capacita della promozione altrui recrimina per mesi; dopo la discussione, che doveva aver chiarito la faccenda una volta per tutti, la consigliera continua a recriminare con l’amministratrice; lo zio ha ancora da recriminare su quella volta che gli soffiarono lo scudetto. parola elegante, precisa; chissà perché è comune.