Svelenire

sve-le-nì-re (io sve-le-nì-sco)

Significato Togliere il veleno; liberare dall’astio, rasserenare, mitigare

Etimologia composto parasintetico di veleno, con prefisso s- sottrattivo.

Siamo davanti a un nesso comune e poetico che si è stabilizzato nella nostra lingua: il nesso fra il veleno e i cattivi sentimenti, specie di astio. L’espressione di questo nesso in verbi come svelenire non ha solo una grazia ricercata, ma un effetto diretto su come comunichiamo questi sentimenti.

Ora, i nostri avi erano molto inclini, secondo la medicina ippocratica, a immaginare i temperamenti del cuore come risultato di mescolanze di fluidi, ma qui il discorso si fa più semplice e non ci chiede di addentrarci fra bili variopinte. Siamo davanti a sentimenti cattivi che agiscono sulla mente (ma anche sul corpo) come un veleno, che indebolisce, scava e appuntisce l’aggressività.

Svelenire, come si può immaginare, ha il significato concreto di ‘togliere il veleno’, ma paradossalmente è un significato di minor rilievo: lo svelenire che libera da astio e rancore non è solo più battuto, ma probabilmente si è anche affermato per primo (seicentesco questo, settecentesco quello) — bel caso di come un’azione figurata possa ricorrere in maniera più comune, più reale della sua omologa concreta.

Se dico che ammettendo una colpa svelenisco la discussione, se dico che il passare degli anni svelenisce un’antipatia, o che certe concessioni su una nomina sveleniscono il clima fra due parti politiche, descrivo con esattezza l’eliminazione di un veleno dalle tubature di una dinamica — che continua a esistere. La discussione prosegue, permane l’antipatia, la partita fra partiti va avanti, ma senza quel veleno. Sinonimi come ‘rasserenare’, ‘calmare’, hanno come una dimensione celeste, e trasmettono l’idea sottile che sia la rabbia a tenere su la dinamica, che in qualche modo deve essere placata.

Lo svelenire (come forse, fra i sinonimi, solo lo ‘stemperare’, anche se per altro verso) ci fa beccare una sfumatura fra la serenità olimpica e la rabbia bestiale, fra la calma zen e l’ira funesta: ci fa concepire situazioni accese, non amichevoli, che possono non essere velenose, o a cui può essere tolto il veleno — un riferimento figurativo facile da intendere e forte. Non è una parola che si sente tutti i giorni, ma è una moneta splendida da spendere.

Parola pubblicata il 15 Marzo 2020