Vaio
và-io
Significato Di colore, che tende al nero, in particolare riferito a frutti prossimi alla maturazione; screziato, maculato; pelliccia di scoiattolo; tipo di pelliccia araldica
Etimologia dal latino varius ‘diverso’, ma anche ‘variopinto, screziato, maculato’.
Parola pubblicata il 29 Ottobre 2020
Passando nella vigna si scova il primo grappolo vaio, le olive vaie occhieggiano fra l’argento delle foglie. ‘Vaio’ è un aggettivo antico, un po’ in disuso anche se tutt’altro che perduto — anzi in ambito tecnico si parla correntemente della derivata invaiatura, il viraggio di colore dei frutti in maturazione. Ma questa parola è interessante in modo speciale per il grande respiro che ha.
Infatti il vaio non è solo riferito al colore che tende al nero: anzi, giunge al nero partendo dallo screziato, dal maculato — e a partire da questi concetti finisce per portarci a parlare anche di pellicce e araldica. Il motivo è semplice: la sequenza dei suoi significati è una selezione maturata a partire da un concetto generalissimo, che è quello di vario. Il varius è naturalmente il diverso, il non omogeneo, e questo già in latino si declina anche secondo un aspetto visivo, toccando il vario(!)pinto, lo screziato e il maculato. Così posso anche parlare della contrattazione feroce per l’acquisto di un bellissimo tagliere vaio, del guscio vaio dell’uovo trovato nel bosco, del manto vaio del gatto.
A proposito di manto, proprio da qui il vaio diventa anche il nome di una pelliccia particolarmente ricercata fin da tempi remoti, la pelliccia di scoiattolo, da non pochi secoli più solitamente nota col nome francese di petit-gris. Antiche metonimie ne facevano anche la pregiata berretta di scoiattolo che onorava teste di riguardo. Peraltro si tratta di quella pelliccia di cui, secondo una certa teoria che fa capo nientemeno che a Honoré de Balzac, dovevano essere fatte originariamente le preziose scarpette di Cenerentola: ne La Comédie humaine: Sur Catherine de Médicis, non ha dubbi che Charles Perrault, nel raccoglierne il racconto orale, abbia capito verre (‘vetro’) invece dell’omofono vair, ‘vaio’.
Infine, il suo essere pelliccia maculata ha permesso di estenderne il nome a indicare una particolare trama del campo dello scudo araldico (tecnicamente detta proprio ‘pelliccia’). Si tratta di una pelliccia variamente composta a sagome di campanelle dritte e rovesciate, disposte su almeno quattro file, che è detta ‘vaio’ senza altri attributi solo quando (pare) i colori sono argento e azzurro. Di seguito, poiché un’immagine vale un nutrito numero di parole, lo stemma del comune francese di Lohéac (siamo in Bretagna) elaborato da Jimmy44 per il Projet Blasons di Wikipedia, che è proprio un vaio puro.
Il vaio non rappresenta solo una splendida parola, che parla delle nostre terre, dei loro colori e ritmi; testimonia anche un fenomeno linguistico importante. Quello di ‘vario’ è un concetto amplissimo: ma ‘vario’, recuperato come voce dotta, si è conservato più simile al latino, con uno spetto di significati più astratto e versatile. Invece il ‘vaio’, voce popolare, è mutato e di bocca in bocca e ha scavato degli alvei d’uso più particolari e precisi. La macchia volge sul colore nero della frutta e la screziatura di certi tipi di pelliccia, e quindi di stemma. Un respiro ampio in cose concrete.