Vandeano

van-de-à-no

Significato Della Vandea; reazionario, lealista

Etimologia dal francese vendéen, da Vendée ‘Vandea’.

  • «A parole è un gran vandeano, sempre a sventolare il cappio.»

La lingua, più che un grande mare, è un sistema umido di laghi, laghetti e paludi con ecosistemi caratteristici, che comunicano fra di loro con travasi di parole. Uno degli specchi d’acqua più torbidi e in vista, con maggior rilievo comunitario e quindi capacità di traboccare altrove, è la pubblicistica, l’opera del giornalismo. In questo specifico ecosistema, un autentico profluvio di discorsi, pieni di gorghi e dal suono di canea, regna una ricerca famelica, insaziabile, allupata di parole che si distinguano — e che perciò distinguano anche chi le usa.

In quest’ambito, e in particolare nella pubblicistica politica, i riferimenti storici sono sempre briscole alte, e possono sorprendere — anche perché magari fanno riferimento a eventi e vicende che non si conoscono. Insomma, riferimenti di cui si annusa il senso ma che non sono per tutti.
Ad esempio, il termine ‘vandeano’, che riguarda uno schieramento di fine Settecento, da noi ha trovato l’apice del suo successo intorno al Duemila. Ma che diamine vorrà dire?

‘Vandeano’ significa pianamente ‘della Vandea’, una regione atlantica della Francia a sud della Loira, famosa per i mulini a vento e le isole selvagge. Ora, quando scoppiò la Rivoluzione Francese, la Vandea, la cui popolazione era estremamente cattolica e profondamente leale al Re, insorse e si schierò contro. A partire dal 1793 ci furono delle vere guerre civili, che peraltro non finirono lì, ma ripresero per motivi analoghi di sostegno alla restaurazione borbonica fino agli anni ‘30 dell’Ottocento. Non ebbero mai grande successo.

È per questo che se parliamo delle posizioni vandeane che il cugino propugna a tavola, delle idee vandeane che (a sentire noi a sedici anni) i nostri genitori hanno, o dell’editoriale uscito sul quotidiano vandeano, o delle dichiarazioni vandeane che sorprendentemente vengono dall’opposizione, ciò che vogliamo rappresentare con quella suggestione storica di legittimismo reazionario è proprio l’adesione a posizioni reazionarie, controrivoluzionarie, radicalmente lealiste.

Senz’altro è una parola che ha successo, nel suo sforzo di farsi notare trovando un gancio storico raffinato; il calore profondo e l’asprezza del suo significato magari non hanno più lo smalto di un tempo (troppo lontane le ragioni, che restano simulacro): però non ha nemmeno la patina del mero esercizio intellettuale, intendente e affilata com’è. Peraltro la diffusione recente ne garantisce la spendibilità, almeno in quegli ambiti che possano premiare sforzi di questo tipo.

Resta da notare come l’esperienza politica francese continui ad essere un bacino interessante a cui attingere parole di scontro, rivoluzione, reazione — un bello stagno da studiare, anche per andare a pesca di sinonimi, forse un po’ limosi ma belli guizzanti.

Parola pubblicata il 27 Giugno 2023