Discernimento

di-scer-ni-mén-to

Significato Capacità di giudicare rettamente, valutazione esatta che conduce a una scelta

Etimologia da discernere, voce dotta recuperata dal latino discèrnere ‘scegliere separando’, derivato di cernere ‘vagliare’, col prefisso dis- che indica separazione.

  • «Non è opportuno che io venga. Serve un po' di discernimento.»

Capacità di giudicare rettamente, di valutare con esattezza — addirittura, saggezza. Mica significati dappoco, quelli del discernimento. E il punto straordinario è che, mentre non di rado significati analoghi hanno dimensioni nebulose che si abbracciano incertamente a volo, il discernimento ci rappresenta la sua particolare funzione d’intelligenza con chiarezza ialina. Niente di inafferrabile, anzi ci porge il manico per farsi capire fino in fondo.

È nel Trecento che il discernimento germina dal discernere, che era stato preso come prestito dal latino il secolo prima. Con semplicità, possiamo annotare che il latino discernere è un derivato di cernere, col prefisso dis-. Ora, ‘cernere’ non è un verbo che nell’italiano corrente abbia chissà quale successo, ma esiste; più probabilmente abbiamo in mente la cernita, che è una scelta. Quando faccio la cernita delle tazzine e dei piattini da caffè che restano, metto tutto insieme, separo i pezzi scompagnati, scelgo quelli migliori e abbinati… e poi comunque conservo tutto perché non si sa mai, accidenti a me. Ma la cernita è una scelta operata separando, e il cernere è proprio un vagliare di questo genere. Il prefisso dis-, un prefisso-dorso-di-mano, col suo gesto linguistico di allontanamento ci marca il modo in cui il cernere sia compiuto separando. Ecco il concetto che ne risulta.

Il discernimento — capacità di giusto giudizio, di valutare correttamente, sostanza di saggezza — è la capacità di scegliere separando. Attenzione che qui è cristallino ma fondo.
La saggezza del discernimento sente i singoli peli dell’arruffata pelliccia del mondo, trova e cerchia tutte le differenze, e perciò è in grado di applicare la propria valutazione considerando le differenze dei fattori che intervengono nella situazione. Un giudizio che si applica all’universo mucchio e agisce come se non ci fossero differenze né distinguo da fare, è un giudizio ingiusto. L’equità esiste solo nella considerazione della differenza, nella separazione certosina delle circostanze e dei loro caratteri peculiari. Il discernimento è un’intelligenza-pinzetta che agisce nella comprensione dei fenomeni, e che separando ottiene le informazioni giuste per fondare un giusto giudizio. Anche questo ci dice il discernimento: non c’è rettitudine astratta. La retta valutazione deve avere l’intelligenza di leggere — leggere noi, altrui, il mondo. Non c’è senno se non nella separazione del discernimento, inteso a un tempo come facoltà e come suo risultato.

Così posso parlare di come l’amica nelle questioni economiche agisca sempre con discernimento, del discernimento che manca nella proposta di una soluzione che non risolverà niente, del sottile discernimento che una persona poi divenuta celebre mostrava da studente nell’intuizione di un problema scientifico.

È una parola accessibile, trasparente, eppure di grande e preziosa profondità. Usarla, farle presidiare i nostri discorsi con la sua onesta chiarezza, non può far che bene.

Parola pubblicata il 13 Dicembre 2023