Capra
cà-pra
Significato Ruminante appartenente alla famiglia bovidi, sottofamiglia caprini. Nell’uso comune il nome è riferito alla capra domestica, mentre in zoologia indica un genere di cui fanno parte anche la capra selvatica, il turo e lo stambecco
Etimologia dal latino capra, femminile di caper, dall’etimo incerto.
Parola pubblicata il 11 Ottobre 2021
Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti
Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.
Diecimila anni che stiamo insieme, noi e le capre. Le abbiamo addomesticate poco dopo il cane e da allora non hanno fatto altro, si direbbe, che starci dietro.
Anzitutto ci hanno dato il loro latte che – oltre a costituire la materia prima di golosi formaggi – è facilmente digeribile, persino per i neonati. Per questo nei Promessi sposi spetta proprio alle caprette il compito di nutrire i piccoli orfani del lazzaretto.
Zeus in persona, in effetti, è stato cresciuto da una capra, e certo non fu impresa facile: il discoletto aveva l’abitudine di aggrapparsi alle corna della sua balia, tanto che finì per rompergliene uno (divenuto così la prima cornucopia). Perlomeno ebbe la buonagrazia di dedicarle, alla sua morte, la costellazione del capricorno, sotto il cui segno si dice nascano persone leali e testarde quanto lei.
Non solo: con la sua pelle rivestì l’egida, leggendario scudo capace di scatenare tempeste a piacimento. Del resto la pelle di capra è nota per la sua versatilità. Quanto alla lana, certo è meno celebre di quella di pecora, tanto che gli argomenti senza importanza sono chiamati ‘questioni di lana caprina’. Eppure i pregiatissimi mohair e cashmere sono per l’appunto lane di capra.
Anche la carne è sempre stata apprezzata, tanto dagli uomini quanto dagli dei. Sfortunatamente per le capre, infatti, i sacrifici rientrano da millenni nella loro area di competenza, del che resta traccia nell’espressione ‘capro espiatorio’ e forse anche nella parola ‘tragedia’, ossia ‘canto del capro’.
Da parte loro, quanto al vitto e all’alloggio, sono animali di poche pretese. In particolare sono note per la capacità di inerpicarsi lungo vie ripide, soprannominati perciò ‘sentieri da capre’. Sono talmente agili che anche la ‘capriola’ prende il nome da loro, e i loro zoccoli riescono a far presa dappertutto, persino sui tronchi degli alberi.
Va precisato inoltre che la capra campa bene sia sopra che sotto le panche, benché un famoso scioglilingua sostenga il contrario. Il motivo è controverso: forse si tratta di una metafora per le dinamiche di classe (chi sta in alto sta meglio), o forse allude al fatto che quando un animale sta male spesso si rifugia in un luogo appartato (come sotto una panca).
Un altro celebre detto, “salvare capra e cavoli”, viene invece da un indovinello centenario, diffuso con qualche variante dalla Danimarca allo Zimbabwe: un tizio aspira a traghettare una capra, un lupo e dei cavoli, ma può trasportare solo una cosa per volta. Per ovvie ragioni il lupo non può restare da solo con la capra, né la capra con i cavoli. Non facciamo spoiler sul finale.
Diffusa è anche l’abitudine di chiamare ‘capra’ una persona ignorante e ostinata, e ‘caprone’ un uomo rozzo e puzzolente. Ma lo sgarbo è solo verso le capre. Infatti una ricerca dell’Università Queen Mary di Londra ha dimostrato nel 2016 che questi animali possiedono un’intelligenza sviluppata, nonché competenze sociali pari a quelle dei cani.
Più in particolare a Firenze si usava dire: “Sei grullo come la capra dei pompieri”. Ora, è vero che, a inizio Novecento, i pompieri presero una capretta come mascotte. Ed è vero che lei, invece di brucare l’erba, preferiva cercare cibo al caffè Le giubbe rosse dove, se contrariata, faceva valere le sue ragioni a cornate. Ma signori, siamo franchi: potendo scegliere, voi vi sareste accontentati dell’erba?