Cervo
cèr-vo
Significato Nome comune di diverse specie appartenenti alla famiglia dei cervidi, di cui la più nota è il cervo nobile
Etimologia dal latino cervum, di origine indoeuropea.
Parola pubblicata il 18 Dicembre 2023
Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti
Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.
Con la sua corporatura possente e le magnifiche corna, il cervo è uno degli animali più regali – e perciò più ambiti – della nostra tradizione. Non per nulla tra le fatiche di Ercole c’è la cattura della cerva di Cerinea, velocissima, instancabile e per di più sacra ad Artemide, motivo per cui non si poteva spargere neanche una goccia del suo sangue.
In Inghilterra invece la caccia al cervo era privilegio del re, perciò praticarla era un reato grave. Infatti Robin Hood era ricercato, secondo la leggenda, non tanto perché rubava ai ricchi per dare ai poveri, quanto perché cacciava cervi di contrabbando.
Sembra appropriato, dunque, che uno dei monti più imponenti d’Italia si chiami Cervino. Eppure coi cervidi non c’entra proprio nulla. In origine si chiamava Mons Silvanus (monte boscoso), poi divenne Servin in franco-provenzale e quindi fu accidentalmente trascritto come Cervin nelle carte del Regno di Sardegna, finendo italianizzato in Cervino.
Viceversa il cervo risbuca nel nome di una città cui non si penserebbe mai: Brindisi. Che, a sua volta, non c’entra nulla col beneaugurale cin-cin. Viene infatti da una parola usata dai Messapi, un'antica tribù che popolava questa zona della Puglia: “brunde”, ossia “testa di cervo” (per via della forma del porto).
Del resto la parte del cervo che più ha lasciato il segno nella nostra lingua è proprio la testa, e nello specifico le corna (che poi non sono vere corna ma palchi, in quanto cadono e ricrescono ogni anno). Cervo significa infatti letteralmente “cornuto”, perciò ha la stessa radice di “cervice” e “cervello”.
Peraltro, tra le varie spiegazioni per cui cornuto è diventato sinonimo di “marito tradito”, ce n’è anche una legata ai cervi. Si racconta che l’imperatore bizantino Andronico Comneno, vissuto intorno al 1100 d.C., fosse un instancabile latin lover. E, per vantarsi delle sue conquiste, usava appendere alle porte delle sue amanti (molte delle quali già maritate) un trofeo di caccia, ossia la testa di un cervo da lui ucciso.
Va detto che il cervo non è l’unico a contendersi la palma di quest’innovazione linguistica. Alcuni dicono che “cornuto” provenga dal mondo delle capre, notoriamente licenziose (infatti “becco”, altro nome dei mariti traditi, è anche il caprone). Altri lo ricollegano al mito di Pasifae, regina di Creta, che tradì lo sposo Minosse con un toro e generò così il Minotauro.
Anche il verso del cervo, comunque, è connesso alla sfera amorosa. Il bramito viene infatti dal verbo “bramare”, che in origine voleva dire “muggire”. Solo in seguito ha assunto il significato di “desiderare”, per via dei versi lamentosi che spesso gli animali emettono per attirare una compagna.
D’altro canto “cerbiatta” (diminutivo di “cerbio”, variante di cervo) è un vezzeggiativo volentieri attribuito alle fanciulle, in particolare se dotate di una corporatura flessuosa e di occhi grandi e languidi, anche detti scherzosamente “occhi da Bambi” (che dopo il film Disney è diventato il nome per antonomasia dei giovani cervi).
Persino Shakespeare tirava spesso in ballo i cervidi nelle faccende amorose, creando giochi di parole tra heart, cuore, e hart, il cervo maschio. Oggi questo termine è caduto in disuso, assorbito dal più generico deer… che però in compenso è assai simile a dear, caro.
Insomma, la sua nobiltà sarà un po’ decaduta, ma in materia d’amore il cervo è ancora al top.