Crasi
crà-si
Significato In linguistica, fusione di una vocale con la successiva; nella medicina ippocratica, mescolanza degli umori; contemperamento, fusione, composizione
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo crasis, prestito dal greco krâsis ‘mescolanza’, dal verbo keránnymi ‘io mescolo’.
Parola pubblicata il 09 Luglio 2021
Questo è un caso eccezionale, e ci spenderemo qualche parola in più del solito.
Non è raro imbattersi in questa parola leggendo articoli e commenti che ricerchino una certa levatura lessicale; e però è ormai usata quasi sempre in significati nuovi, che non le sono storicamente propri — e non si trovano nemmeno sui dizionari. Si potrebbe dire che è usata in maniera sbagliata, ma è necessario circostanziare, perché sarebbe un’osservazione fiscale e poco consapevole.
La crasi, di base, è una mescolanza. La riconosciamo anche in parole come discrasia, idiosincrasia, come pure nel cratere. E non ci stupisce scoprire che si è riaffacciata in italiano anche come termine della medicina di Ippocrate — indicando la mescolanza degli umori fondamentali (ma il riferimento può anche essere a medicine). Come gli ingegni più acuti sospetteranno, non è però un significato che venga tirato in ballo ad ogni frase.
Ben più fruttuosa è stata la crasi quale fenomeno linguistico. Ora, possiamo dire che in genere si tratta della fusione di due vocali contigue, ma è un fenomeno che a un certo tradizionale grado di specificazione (anche nella registrazione da parte dei dizionari) è detto proprio solo della lingua greca: per fare un paio di esempi accessibili, la celebre espressione kalós kai agathós (καλὸς καὶ ἀγαθός, ‘bello e buono’) conosce la crasi in kalós kagathós (Kαλὸς κἀγαθός) mentre l’elemento ‘tauto-’, che indica identità (e si trova ad esempio in parole come ‘tautologia’ o ‘tautogramma’) è mutuato da tautó (ταὐτό), crasi di to autó (τὸ αὐτό, ‘lo stesso’).
È un fenomeno proprietà esclusiva del greco antico? Diciamo che nella sua formulazione originale l’attinenza è stretta. Ma oggi, in alcune definizioni più aperte ed elastiche, un tipo di contrazione chiamato allo stesso modo è riconosciuto anche in lingue moderne (pensiamo a come il francese à le diventi au, o a come in portoghese la successione di a preposizione e a articolo diventi à). Il punto scomodo è che la crasi propriamente detta, in italiano, non è comune — o almeno non è una categoria attraverso cui tradizionalmente siano lette le nostre contrazioni; c’è giusto un esempio isolato che ricorre, cioè ‘ambaradan’ (Amba Aradam è un monte dell’Etiopia). Ma anche se sarebbe inappropriato, come lasciare sul tavolo un concetto del genere senza toccarlo?
Oggi la crasi fiorisce di significati. È un termine che viene usato per significare in generale un contemperamento, una fusione, una composizione contratta di elementi differenti in un’unità. Ad esempio si legge di come un certo edificio mostri una crasi fra stile scandinavo e toscano, di come una terza soluzione sia una crasi di quelle fino ad ora proposte, di come le capacità artistiche e i tratti fisici di un attore sembrino la crasi di quelle di attori diversi.
Ma c’è un punto che richiede prudenza: ‘crasi’ viene usato per descrivere la formazione di quelle che il linguista Bruno Migliorini battezzò ‘parole-macedonia’, cioè quelle parole composte maciullando e riassemblando parole senza tenere particolare conto della loro segmentazione morfologica propria (come possono essere cantautore, Autosole, e la vasta galassia dei nomi associativi e societari con Ital-qualcosa, Feder-qualcos’altro). Ad esempio si sente dire che Brexit è una crasi di British ed exit.
Ecco, i significati generali di contemperamento, fusione e composizione sono estensioni appartenenti al lessico comune, nuove, sensate e del tutto legittime — eleganti figure della mescolanza: stiamo testimoniando il passaggio di un termine specialistico dotto al lessico comune, ed è bellissimo. Invece il significato specifico che investe le ‘parole macedonia’ ha il difetto di comportarsi come un tecnicismo senza esserlo. Si deve essere consapevoli che in linguistica per ‘crasi’ non si intende questo — e usare il termine comune come tecnicismo con significati nuovi suona come un’improprietà.
(Possibilità finale: anche se in ambito linguistico comunque non usa tanto chiamarlo così, potrebbe essere più pacifico indicare il fenomeno della formazione di una parola-macedonia come ‘sincràsi’ — vi aggiunge il prefisso sin-, dal greco syn- ‘insieme’, e ha un profilo di fusione anche generica.)