Lupo

lù-po

Significato Carnivoro appartenente alla famiglia dei canidi e al genere [canis], che comprende anche gli sciacalli e i cani

Etimologia dal latino lupus, di origine indoeuropea.

Più volte nei miei sogni mi sono imbattuta in lupi famelici, e non per caso: il lupo è l’emblema per eccellenza del pericolo, di tutto ciò che – dentro e fuori di noi – ci appare sconosciuto e minaccioso. In effetti è un predatore terrificante, capace di abbattere bisonti e percorrere anche 100 km in una sola notte. Eppure i suoi attacchi all’uomo sono sorprendentemente rari: a quanto pare non ci classifica tra le prede potenziali, anche perché millenni di caccia spietata hanno impresso nel suo DNA il messaggio che più si evitano gli uomini meglio è.

Anche le sue strategie sono meno diaboliche di quanto la tradizione tramandi. Si diceva per esempio che un lupo potesse rendere muta una persona, se la scorgeva prima di essere visto a sua volta. Allo stesso modo noi ammutoliamo quando appare la persona di cui stavamo (s)parlando; da qui l’espressione “lupus in fabula” (“il lupo nel discorso”).

Altrettanto fantasiosa è l’idea del “lupo travestito da agnello” che, sebbene sembri uscita da una favola di Esopo, in realtà è ebraica. Fu Gesù a renderla celebre, parlando dei “falsi profeti” che “vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci” (Mt 7, 15). La cosa divertente è che questa tattica nel mondo animale esiste, ma su scala molto più piccola. Gli afidi lanosi producono una sostanza mielata molto apprezzata dalle formiche, che perciò li ‘allevano’ proteggendoli dai predatori. Le larve di crisope verde, tuttavia, si camuffano con ciuffi della pseudo-lanugine che ricopre gli afidi, riuscendo così ad avvicinarli e a papparseli in pace.

Verissima è invece un’altra caratteristica tradizionale del lupo, ossia la fedeltà al branco, organizzato come una famiglia di antico stampo: i genitori – che restano uniti tutta la vita – costituiscono la coppia dominante, attorniata da figli di diverse età.

Oggi questo aspetto è forse il più valorizzato, come mostra l’evoluzione dell’augurio “in bocca al lupo”. All’inizio era una frase apotropaica, ossia evocava il pericolo per esorcizzarlo; perciò la risposta tradizionale era: “Crepi (il lupo).” Oggi però la replica s’è trasformata in “Viva il lupo” e l’augurio stesso ha cambiato significato, giacché molti lo ricollegano all’abitudine di mamma lupa di trasportare i cuccioli prendendoli in bocca.

Già nell’antichità comunque i lupi svolgevano talvolta un ruolo protettivo, motivo per cui il liceo prende forse il nome da loro. Liceo/licio era infatti un attributo di Apollo, presso il cui tempio Aristotele fondò la scuola che diede poi il nome a tutti i licei. E tale attributo viene secondo alcuni da lykos (lupo), forse perché sul finire della gravidanza la madre di Apollo, Latona, fu aiutata dai lupi o si trasformò in lupo lei stessa.

Non dimentichiamo poi la lupa che allattò Romolo e Remo, leggenda che racchiude magari un fondo di verità. Una voce maliziosa suggerisce infatti che la nutrice del primo re di Roma fosse una prostituta (‘lupa’ era un eufemismo comune, da cui ‘lupanare’). Ma la storia potrebbe ispirarsi anche a casi reali di bambini cresciuti dai lupi, giacché le adozioni inter-specie sono un’eventualità rarissima, ma possibile. Merito forse dell’aspetto teneroso condiviso da tutti i cuccioli, forse dell’ormone ossitocina che porta le madri a legarsi perfino ai piccoli altrui… o forse del semplice bisogno di compagnia, che è tanto forte (nei lupi e in noi) da spingere alle azioni più bizzarre.

Parola pubblicata il 14 Febbraio 2022

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.