Pipistrello

pi-pi-strèl-lo

Significato Nome comune dell’ordine dei chirotteri, che include più di 1000 specie

Etimologia dal latino vespertillum, derivato da vesper, sera.

Brutta gente quella che gira di notte, si sa. Perciò il pipistrello – essere notturno per eccellenza – non ha mai goduto di buona reputazione, al punto che le sue ali membranose sono tra gli attributi tradizionali del diavolo.

È noto poi che i vampiri si trasformano in pipistrelli nel tempo libero (in realtà, sulle circa 1100 specie di pipistrelli esistenti, solo 3 si nutrono davvero di sangue, e comunque non del nostro). Perfino il costume da supereroe non riesce a redimerli: Batman sarà anche buono, ma rimane inquietante.

Ed è proprio perché il pipistrello fa paura che si esita a pronunciarne il nome. Questo gli ha guadagnato una girandola vertiginosa di nomignoli: una quarantina solo in Sardegna, altrettanti nel Salento, e chissà quanti nel resto d’Italia.

Zurrundeddu, ratapignata, spurtigliune, rizzabannotta, azzalitedda, e chi più ne ha più ne metta. Talvolta i nomi rimandano alle sue abitudini notturne, come il siciliano “taddarita” (dallo spagnolo tardes), nonché l’italiano “pipistrello” (dal latino vesper). Talvolta si richiamano invece al suo volo, al verso, o ad altro ancora; il cremonese “gregnapapula”, per esempio, ha cucito insieme una strega (gregna) con una farfalla (papula).

In alcune regioni del nord Italia è diffuso “barbastrigio”, che ricorda a ragione il barbagianni (“barba” è l’equivalente dialettale di “zio”, e in entrambi i casi si tratta di un soprannome scherzoso/propiziatorio). A Trieste invece troviamo un curioso “ciapacavei”, afferra-capelli, perché leggenda vuole che i pipistrelli si impiglino sovente nei capelli dei passanti.

In realtà i pipistrelli sono più oculati di quanto sembrino. Molte specie hanno una visione diurna soddisfacente e, in più, sono dotate del superpotere di “vedere” attraverso l’udito, ossia con l’ecolocazione (talora usata anche da noi umani, per compensare la cecità).

Emettono cioè continue onde sonore e, ascoltando l’eco che producono, determinano con precisione distanza e dimensioni delle cose che gli stanno davanti. Alcuni arrivano a individuare oggetti di 0,17 millimetri, l’equivalente di un capello.

Un altro superpotere di cui dispongono è la resistenza ai virus: possono convivere in tranquillità con malattie che per altri sarebbero letali, anche se questo non gli impedisce necessariamente di trasmetterle. Perciò si è ipotizzato che la pandemia abbia avuto origine da loro, sebbene non ci sia consenso nel mondo scientifico.

Il paradosso è che, per i cinesi, la parola “pipistrello” suona come “fortuna”, per cui l’associazione tra i due concetti è molto forte. Del resto anche in altre zone, come in Sudamerica, si dice che il pipistrello porti la buona sorte. Per questo si trova sul marchio del rum Bacardi: quando il fondatore aprì la prima distilleria, nel 1862, il luogo designato straripava di pipistrelli, che lui lasciò indisturbati per propiziarsi la fortuna. E, a giudicare dai risultati, funzionò.

Ma la caratteristica più straordinaria del pipistrello è, naturalmente, quella di essere l’unico mammifero in grado di volare, nonché il volatile più veloce in assoluto (in orizzontale, escludendo le picchiate): una specie messicana può toccare i 160 km/h, contro i miseri 110 del falco pellegrino.

Del tutto logico, dunque, che molti dialetti l’abbiano soprannominato “topo volante”. Eppure, strano a dirsi, con i topi non c’entra nulla. In base all’analisi del DNA, i pipistrelli sono imparentati più strettamente con giraffe, rinoceronti e balene di quanto lo siano con i topi, che appartengono a un superordine completamente diverso. La natura non finisce mai di sorprendere.

Parola pubblicata il 21 Agosto 2023

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.