Giraffa

Parole semitiche

gi-ràf-fa

Significato Nome comune dell’animale ‘Giraffa camelopardalis’ e del genere ‘Giraffa’, di un tipo di microfono e di una costellazione

Etimologia dall’arabo zarāfah che significa ‘giraffa’, probabilmente dal somalo geri.

Marsiglia, 1826. Su di una nave progettata apposta per lei, accompagnata dai cornac Hassan e Atir, tre mucche e perfino due antilopi, fa il suo trionfale ingresso in città la meravigliosa giraffa Zarafa, dono del pascià d’Egitto al re francese Carlo X. Quasi sconosciuta agli europei, la giraffa attraverserà la Francia a piedi in quarantadue giorni, sollevando un’ondata di meraviglia e di curiosità ovunque passi, scortata da uno stuolo di gendarmes a cavallo e guidata dallo scienziato Etienne Geoffroy Saint-Hilaire. Giunta a Parigi, Zarafa incanta tutta la corte col suo carattere mansueto e dolce.

Trascorrerà il resto della sua vita, durata ventuno anni, nel Jardin des Plantes, amorevolmente custodita dal suo cornac Atir, rimasto in Europa per occuparsi di lei. L’impatto di Zarafa sulla cultura francese fu tale che il mansueto ruminante divenne uno strumento di marketing ante-litteram, arrivando a dare il nome anche ad uno stile di coiffure molto alla moda tra le dame del tempo e a sostituire il perenne galletto sulle gira-vento dei tetti d’oltralpe.

Il nome della dolce giraffa Zarafa altro non significa che… giraffa in arabo! Questa parola, giunta in italiano grazie a ‘Il milione’ del grande viaggiatore Marco Polo, probabilmente è atterrata nella lingua semitica decollando dal somalo. D’altra parte, la giraffa è un animale africano, ed è sensato pensare che gli arabi ne abbiano fatto la conoscenza durante la loro espansione o grazie ai rapporti commerciali intrattenuti coi popoli camiti. Tuttavia, va detto che non sono stati gli arabi a presentarci per primi questo dolce animale dal manto ipnotico e dallo sguardo tenero.

Gli antichi greci, quei vecchi furbacchioni, avevano notato che la giraffa aveva tratti simili ai camelidi ed un pelo maculato che ricordava vagamente le macchie dei grandi felini. Coniarono per lei, dunque, un nome che sta a metà strada tra il cammello e il leopardo e col quale la giraffa divenne nota anche agli antichi romani e fu indicata durante il medioevo: camelopardalis, cioè camelopardo. Il nome ha poi dato adito ad immagini da bestiario fantastico, facendo pensare più ad una versione esotica della chimera che ad un pacifico erbivoro dal lungo collo. Ad ogni modo si arriva fino al XVII secolo durante il quale il genero di Keplero battezzò così una costellazione dell’emisfero boreale grande ma di fievole luminosità, che identifica una vasta regione del cielo priva di stelle dalla magnitudo consistente. Oggi, invece, usiamo questa parola antica per indicare in tassonomia la sola specie appartenente al genere Giraffa.

Il dolcissimo e cigliuto animale dal collo straordinariamente lungo è anche il simbolo della comunicazione non violenta (CNV). Marshall Rosenberg, teorico di questo linguaggio, ha infatti scelto due animali per rappresentare due modi diversi di comunicare: lo sciacallo, come emblema di una lingua violenta e non empatica, e la giraffa, che rappresenta il linguaggio cooperativo grazie al quale si può evitare il conflitto. Perché proprio la giraffa? È il mammifero con il cuore più grande al mondo, è un erbivoro, quindi non uccide altri esseri viventi per la propria sussistenza, col suo lungo collo può vedere lontano, fin dove gli altri non riescono, e ha una forza poderosa nelle zampe con le quali può difendersi dai predatori quando è in pericolo.

Insomma, la giraffa ci insegna che praticare l’empatia e utilizzare la gentilezza non significa per forza lasciarsi sopraffare dall’altro. Inoltre, ha delle ciglia favolose ed un’eleganza impareggiabile col suo collo lungo!

Parola pubblicata il 21 Maggio 2021

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.