Principio
prin-cì-pio
Significato Inizio, prima fase, origine, legge fisica o logica, concetto fondamentale, massima morale
Etimologia voce dotta recuperata dal latino principium, derivato di princeps ‘primo’.
Parola pubblicata il 12 Ottobre 2021
Le parole e le cose - con Salvatore Congiu
I termini della filosofia, dai presocratici ai giorni nostri: l’obiettivo è sfilare parole e concetti dalle cassette degli attrezzi dei filosofi per metterli nelle nostre — rendendo ragione della dottrina con la quotidianità. Con Salvatore Congiu, un martedì su due.
Da dove veniamo noi? Anzi, da dove viene tutto? Perché il mondo è così e non altrimenti? Cosa fa sì che le cose restino sé stesse anche quando cambiano? Sono domande che gli esseri umani si sono posti da sempre, ma circa 2.600 anni fa, a Mileto – prospera colonia greca della Ionia, sulle coste dell’odierna Turchia –, un sapiente di nome Talete smise di darsi risposte immaginose, basate su antichi miti e poemi tramandati a memoria, per osservare il mondo con sguardo teoretico, speculativo, disinteressato agli usi pratici. È così che nacque la filosofia.
Talete si era chiesto quale fosse l’archè, il principio di tutte le cose. Il significato originario di archè è quello di ‘inizio’, facilmente rinvenibile in parole come arcaico e archeologia; ma l’essere primi in senso temporale o spaziale (pensiamo al caso di capo) trapassa facilmente in primazia, comando, potere: accezioni che emergono limpidamente in monarchia, anarchia e architetto.
Un analogo passaggio semantico è avvenuto anche nel nostro principio, con il princeps latino che da ‘capofila’ è diventato principe, sovrano, mentre il principale è ciò che è più importante (e, sul lavoro, il capo). Ma c’è molto di più: per noi il principio ha a che fare non solo con idee e concetti fondamentali (i princìpi di una dottrina o disciplina, i princìpi costituzionali) o con ‘leggi’ fisiche o logiche (il principio di Archimede, il principio di non contraddizione), ma anche con le nostre convinzioni personali e valori: sì, lo so che sono le due di notte e non sta passando nessuno, ma al semaforo rosso mi fermo comunque, per principio; e quel concessionario non mi venderebbe mai un bidone, è un uomo di sani principî.
Tornando a Talete, il principio da lui cercato riguardava il cosmo, la sua origine e la sua natura: si trattava di individuare, di fronte al mutare incessante delle cose e alla loro apparenza molteplice e talvolta confusa, una sostanza, un’essenza immutabile che fosse la base e il principio costitutivo di tutte le altre. Talete la individuò nell’acqua. Facile arguirne il perché: contiene acqua tutto ciò che è vivo, e ciò che muore si secca.
Di diverso avviso era il suo discepolo Anassimandro: l’acqua, insieme all’aria, alla terra e al fuoco, è uno dei quattro elementi fondamentali, ma si tratta di enti finiti, limitati, che non potendo derivare l’uno dall’altro non possono generare il diverso da sé. Il principio di tutte le cose, per lui, doveva essere infinito, illimitato (in greco àpeiron), una sostanza primordiale indistinta e in movimento da cui tutto nasceva, separandosi in elementi reciprocamente opposti, e in cui tutto tornava a pacificarsi.
Del maestro Anassimandro, Anassimene conservò l’idea di un principio infinito e in movimento, ma rifiutava di concepirlo indeterminato e al di là delle cose sensibili. L’elemento allo stesso tempo parte della natura (physis) e infinito, secondo lui, era l’aria, il soffio vitale (pneuma) che dà vita al mondo.
Nativi della Ionia erano anche Eraclito e Senofane, nonché il divino Pitagora, per il quale la sostanza, il principio di ogni cosa, erano i numeri – o meglio l’armonia risultante dai rapporti numerici sottesi al cosmo e alla sua musica. Ce n’è abbastanza, anche da profani, per domandarsi: perché il fiore della filosofia sbocciò proprio lì? La risposta, secondo gli studiosi, sta in una felice combinazione di libertà politica e prosperità economica: quell’area era un crocevia strategico di scambi commerciali tra Oriente e Occidente. Come dice la saggezza popolare, a pancia piena si ragiona meglio.