Quorum
quò-rum
Significato Numero legale, minimo di partecipanti, necessario per la valida costituzione di un’assemblea o per la validità di una sua delibera
Etimologia dal latino quorum ‘dei quali’.
Parola pubblicata il 28 Aprile 2022
quò-rum
Significato Numero legale, minimo di partecipanti, necessario per la valida costituzione di un’assemblea o per la validità di una sua delibera
Etimologia dal latino quorum ‘dei quali’.
Parola pubblicata il 28 Aprile 2022
Oggi troviamo la sorpresa di una storia più precisa di quello che ci aspetteremmo.
Be’, che quorum sia una parola latina riesce ad annusarlo anche chi non sia fine latinista; ma che cosa voglia dire letteralmente e che cosa c’entri con elezioni e referendum è un po’ meno accessibile. Anche perché nel latino classico quorum non aveva nemmeno lontanamente l’accezione di ‘numero legale’, quindi il dizionario di latino non ci è di aiuto immediato.
In effetti nel latino classico ‘quorum’ era semplicemente il genitivo plurale del pronome relativo qui — ‘il quale’, e quindi propriamente quorum vuol dire ‘dei quali’. Il mistero s’infittisce!
Ora, come sappiamo il latino è stato la grande lingua del diritto per un lunghissimo periodo in tutta Europa (e in effetti in una misura piccola ma non trascurabile lo è ancora). È quindi stato del tutto normale che nuovi usi e istituti giuridici siano stati seguiti e descritti da un certo lessico latino — anche se non erano usi e istituti ripresi dall’antichità.
Prendiamo un esempio: il sistema giudiziario del medioevo inglese, che certo conosciamo alla perfezione ed è fra i nostri interessi principali. No?
Il diritto inglese emerge in questa fase — in un modo che lo caratterizza ancora oggi — come prodotto da parte un ceto di giuristi, un diritto di prassi; e la stessa giurisdizione, che nasce come potere regio, si evolve affrancandosi dalla corona. Però tanti istituti restano legati a quel potere, ed è il caso della king’s o queen’s peace, della pace del re o della regina: si tratta in effetti di una nozione simile al nostro ‘ordine pubblico’, una pace che per farla breve era messa nelle mani di gente considerata capace, onorevole e fidata, collegi di justices of the peace che esercitavano una giurisdizione particolare. Potremmo tradurre il nome di queste figure come ‘giudici di pace’, se ‘giudice di pace’ nel nostro ordinamento non volesse dire tutt’altro. Ma perché diavolo abbiamo dovuto tirare in ballo tutta questa roba?
Questo collegio locale era composto di giudici dei quali alcuni dovevano essere essere presenti, e in un certo numero, affinché il collegio fosse validamente riunito. Quando se ne formulava l’elenco in appelli e patenti, ricorrevano variamente diciture latine in cui questo quorum echeggiava (ad esempio c’è chi annota l’espressione quorum maxima pars, ‘dei quali la massima parte’, o quorum Titius et Gaius esse volumus ‘dei quali vogliamo siano Tizio e Caio’): così il quorum in inglese è diventato innanzitutto il gruppo selezionato, specie giudicante, e solo in seconda battuta il novero minimo di membri di un corpo, che è necessario affinché sia legalmente competente a fare quel che è previsto che faccia.
Questo secondo significato è quello che ha sfondato, prima in Francia poi nel resto del mondo, tanto che è quello che usiamo correntemente ancora oggi noi, in riferimento ad assemblee che si devono costituire o possono deliberare solo con un numero minimo di partecipanti, e votazioni che devono contare un numero minimo di votanti.
Per la verità non è un termine che chiunque usi proprio tutti i giorni, ma questa parola dal suono morbido e dalla storia tortuosa si staglia in ricorrenze collettive, partecipate, discusse, in cui diventa una preoccupazione su cui si giocano questioni grandi e piccole — dalla vicina di casa in rotta con l’amministrazione che fa proseliti per evitare il raggiungimento dei quorum nelle assemblee di condominio, fino al grande rivolgimento politico e sociale che deve passare per il quorum di un referendum.