Sanguigno

san-guì-gno

Significato Del sangue, relativo al sangue; collerico, aggressivo, focoso

Etimologia dal latino sanguìneus ‘sanguigno’, derivato di sànguis ‘sangue’.

Che il riferimento sia diretto, come in gruppo sanguigno, o mediato dal colore, come nell’arancia sanguigna o nella poesia di un tramonto sanguigno, questo aggettivo pare trasparente nella sua palmare derivazione dal sangue. Se però definiamo ‘sanguigno’ qualcuno, ecco che le cose si complicano: normalmente intendiamo dire che la persona in questione è energica, focosa, tendenzialmente collerica e violenta. Tutt’altra cosa in inglese, dove to be sanguine (about something) significa essere ottimista, fiducioso. Nulla a che vedere col sangue, quindi? Ma certo che sì: è troppo importante, questo liquido, per avere una storia semplice e lineare.

Secondo la medicina antica, da Ippocrate e Galeno in poi, il temperamento individuale e lo stato di salute dipendevano dal bilanciamento di quattro fluidi corporei: il sangue, la cui prevalenza nel corpo determina il ‘temperamento sanguigno’; la bile gialla, responsabile del ‘temperamento collerico’; la bile nera o atrabile, che sarebbe alla base del ‘temperamento melanconico’; e infine il flegma, che favorisce il ‘temperamento flemmatico’. Questi fluidi erano chiamati anche umori, termine che in seguito passò ad indicare lo stato d’animo dipendente da ognuno di essi (l’umor nero, ad esempio, sarebbe sia l’atrabile sia la disposizione dovuta al suo eccesso, la melancolia). Quanto mai singolare, poi, l’evoluzione in inglese della parola humour, che a un certo punto prese a significare non una disposizione d’animo qualsiasi, bensì specificamente il carattere giocoso, l’inclinazione a cogliere il lato comico delle cose, da cui il senso moderno di umorismo anche in italiano.

Tornando al nostro temperamento sanguigno, secondo la teoria degli umori l’abbondanza di sangue conferisce un aspetto fisico florido e rubicondo e un carattere estroverso, gioviale, istintivo, goloso, sensuale. Insomma, il sanguigno si gode la vita, il mondo e i suoi piaceri, ed è ben disposto verso tutto e tutti: un ottimista, in sostanza. Ecco che il senso dell’inglese sanguine, ora, ci appare perfettamente consono, mentre è il significato del nostro sanguigno a suonarci incongruente: dovrebbe essere la bile gialla, non il sangue, a determinare un temperamento collerico e aggressivo. Come mai questa confusione?

Anzitutto, va notato che umori e temperamenti non erano a compartimenti stagni, ogni persona potendo subire l’influsso di più d’uno di essi. Un esempio: Giovanni Maria Cecchi, commediografo fiorentino del Cinquecento, descrisse il duca di Savoia come «di complessione sanguigna, collerica e malenconica» (tre su quattro: un bel… cocktail di umori). Senza dimenticare che i fluidi della teoria umorale, per la medicina moderna, o non esistono o non hanno la funzione che veniva loro attribuita; perciò è sorprendente che appena un secolo e mezzo fa taluni testi medici ancora menzionassero il ‘temperamento sanguigno’, e che – peggio ancora –, a dispetto di una teoria degli umori già screditata da tempo, si continuassero a prescrivere salassi, spesso aggravando, anche fatalmente, le condizioni dei disgraziati pazienti.

Ma è un altro il motivo essenziale che ha fatto deragliare il senso del ‘temperamento sanguigno’: l’equazione, radicata nel fondo dell’animo umano, tra sangue e violenza, che ha indebitamente accomunato la sensualità e la positività istintiva del sanguigno alla collera del sanguinoso. La lingua parla di noi e cambia con noi: se, presto o tardi, il senso della parola italiana finisse per ricalcare quello della cognata inglese, com’è accaduto in tanti altri casi, stavolta non avremmo che da rallegrarci.

Parola pubblicata il 02 Febbraio 2021

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