Sofisma
so-fì-sma
Significato Ragionamento apparentemente logico e valido, ma in realtà falso e capzioso, specie condotto con malizia
Etimologia voce dotta recuperata dal latino sóphisma, prestito dal greco sóphisma ‘oggetto, atto fatto con sapienza’, ma anche ‘artificio’, da sophízesthai ‘diventare sapiente’ ma anche ‘cavillare’, da sophía ‘sapienza’.
Parola pubblicata il 15 Agosto 2024
La considerazione in cui è tenuta la sapienza non è pacifica e pare non lo sia mai stata. In effetti le sottigliezze della saggezza, della politica, della filosofia e della scienza non sono facili da comprendere. Indagano la natura, i limiti e le condizioni del sapere, i comportamenti — nei risultati e nei processi. Non hanno l’immediatezza del coglier pere dall’albero, insomma.
In alcune voci enciclopediche si trova riportato un dato logico: il sofisma (sóphisma in greco) nasce come prodotto della sophìa, della sapienza, è l’oggetto, l’atto, il discorso fatto con abilità e sapere, e deriva dal verbo sophízesthai ‘diventare sapiente’. Il problema è che tutta questa infilata di parole derivate da sophìa ha preso un tratto tremendamente diverso e tragicamente conseguente che fa da contraltare: sophízesthai diventa anche un cavillare, il sóphisma diventa l’artificio, il prodotto di una sapienza maliziosa, e falsa.
Anche in italiano questo tratto, questa connotazione del prodotto di sapienza, prosegue. Il sofisma non è un ragionamento meramente erroneo: è il ragionamento che con dolosa cognizione tradisce la logica per condurre a conclusioni abusive. In questo si distingue dal paralogismo, che può essere un errore senza malizia e senza doppiezze, anche se consiste ugualmente in quelle che spesso vengono spiegate come fallacie logiche.
Una persona che ha vinto un premio Nobel ha espresso un vago incidentale gradimento riguardo alla prospettiva della realizzazione di un’opera, perciò, come amministratore, nei miei discorsi sostengo questa realizzazione da Nobel. L’imputato viene da un contesto denso di delinquenza, l’evento di reato che è occorso è odioso e senz’altro da punire, quindi l’imputato è da condannare — anche se le prove della sua colpevolezza sono smagliate. Critico in maniera sarcastica la proposta di eliminare un ingrediente da una preparazione gastronomica tradizionale, perché si è sempre fatto così, e anche se questi dottori d’oltreoceano pensano di aver provato altrimenti qui la gente è campata benissimo — fino ai sessant’anni ma benissimo. E non parliamo dei sofismi algebrici, estremamente gustosi ma che richiedono qualche formalità che qui risparmiamo.
Così posso parlare dei sofismi della consigliera comunale che si smarca da responsabilità evidenti, dei sofismi del coordinatore che ci appioppa un altro fine settimana di lavoro, dei sofismi del vicino di casa ipocrita, che vuole scaricarci addosso spese tutte sue.
La dialettica che costruisce sapere ha un certo atteggiamento che non può fare a meno di sottigliezze. La realtà di rado si scrive col pennarellone. Ma non è facile, specie per chi non è addentro, distinguere la dialettica genuina — rigorosa o almeno onesta — da quella intrigante e furbesca, che adotta quell’atteggiamento e quelle sottigliezze solo per tradirle e profittarne. Per questo il sofisma è un vero aculeo nascosto, perché simula il prodotto della sophía — unica parola di questo gruppo ad essere rimasta intonsa, anche al contrario del sofisticato, che abbraccia in pieno tutta questa conseguente ambiguità. E per questo è anche cardinale usarla, per sconfessare i sofismi.