Sorte

sòr-te

Significato Fortuna, fato; condizione umana determinata dalla fortuna; vita, condizione; evento fortuito

Etimologia dal latino sors ‘sorte’, ma propriamente ‘tessera per il sorteggio, per la divinazione’.

Come si fa a costruire un significato così tanto astratto? A che cosa ci si appiglia, su che cosa si costruisce per poter significare questo inafferrabile crinale fra il caso puro e l’ordine del mondo? Naturalmente, si parte dal basso.

In latino sors non nasce come fato, caso, destino. È una cosa, in particolare è una tessera di legno usata nelle divinazioni.
Ora, conosciamo bene le bizzarrie dei nostri nonni e delle nostre nonne e ci abbiamo fatto l’abitudine, ma nonni e nonne di epoca romana avevano un grado di superstizione del tutto fuori misura, per il metro attuale, e ricorrevano continuamente alle divinazioni. C’è chi l’ha descritto come un brusìo continuo, quello del divino che comunicava con l’umano — brusio che con i giusti metodi veniva continuamente ascoltato.

Qui siamo nell’ambito della cleromanzia: la divinazione non è compiuta dall’oracolo che sa e comunica in modo enigmatico, ma s’interpreta il significato di qualcosa di apparentemente casuale (con un cortocircuito di parole constatiamo che il greco klêros significa ‘sorte’). Astri nel cielo, voli d’uccelli, corsi di fulmini, forme di fegati, polli che fanno cadere briciole o no mentre mangiano: si ricorreva a tutto, pur di cavare una parola dalla bocca del dio. Però in tanti casi serviva gente che avesse studiato, c’era una certa solennità — e invece non si può sempre scomodare il sacerdote, alla gente servivano anche dei metodi divinatori più… prêt-à-porter.

La divinazione tramite le sortes era abbastanza variabile: l’idea di base è che delle tessere di legno o simili, segnate, venissero lanciate, e che il loro ordine dopo il lancio, o la loro successiva pesca potesse dare degli auspici. Per questa divinazione bastava un indovino di bassa lega, il sortìlegus (che avrebbe dato i natali al sortilegio). Potevano essere gettate in secchi con dentro dell’acqua, rovesciate insieme, allineate — e in certi casi avevano un’edizione letteraria: a seconda della citazione di autori famosi che si pescava, si aveva una risposta da interpretare. Un po’ come quando rompiamo il biscotto della fortuna.

Insomma, l’idea è quella di prendere degli elementi a casaccio e di dare un significato al caso; proprio per questo è curioso ed eloquente il fatto che il termine sors sia della famiglia del serere, cioè dell’intrecciare, del legare, dell’ordinare (da cui ad esempio la serie). Forse è un riferimento al modo in cui venivano ordinate per il sorteggio, ma è un’origine che testimonia quanto questo concetto — così normale ed evocato quando parliamo di ciò che ci tocca in sorte, della sorte di qualcuno, del tirare a sorte — non sappia se è caso o fato, o meglio quanto caso e destino corrispondano, seguendosi alla breve distanza di un pensiero che fornisce un’interpretazione. Una complessità che non viene elaborata in astrazioni religiose, ma che viene cotta per strada, un lancio di sortes dopo l’altro.

Parola pubblicata il 03 Marzo 2023