Spurio
spù-rio
Significato Illegittimo, non genuino, non autentico
Etimologia voce dotta recuperata dal latino spurius ‘bastardo’, di probabile origine etrusca.
Parola pubblicata il 09 Settembre 2023
spù-rio
Significato Illegittimo, non genuino, non autentico
Etimologia voce dotta recuperata dal latino spurius ‘bastardo’, di probabile origine etrusca.
Parola pubblicata il 09 Settembre 2023
Che parola elegante. Descrive una qualità semplice e ricorrente, ma si conserva in un registro elevato. Peraltro si può approssimare il suo significato anche se non la si conosce — sarà un po’ il contrario di ‘puro’, no? No. Cioè, l’approssimazione è relativamente buona, ma spurio e puro sbocciano su piante diverse.
‘Puro’, dal latino purus, è un termine di ascendenza religiosa remotissima, addirittura di radice indoeuropea, e sorprendentemente (ma con una logica simbolica che comprendiamo bene) è parente lontano del greco pŷr, ‘fuoco’, e di esiti germanici come fire e Feuer.
Lo spurio, invece, ci parla sì di qualcosa che puro non è, ma più propriamente ci presenta la qualità dell’illegittimo, del non autentico, del non genuino. Il riferimento originario è al sangue, alla discendenza: nel diritto romano il figlio spurio era il figlio bastardo, o di padre ignoto. L’attributo spurius è considerato di origine etrusca, ma con grande incertezza — quasi tutte le derivazioni dall’etrusco sono incerte; chi avanza una parola in più (come Devoto) ipotizza che una radice etrusca che possiamo identificare come spur- indicasse il territorio fuori città, e quindi anche la gente che l’abitava, e come implicazione ulteriore la gente che si trovava fuori dal sistema gentilizio, tribale, che nella città si era aggregato. Insomma, lo spurio sarebbe un’antica ulteriore declinazione del forese, imperniata sulla sua mancata inclusione e legittimità genealogica.
Questa inautenticità generazionale e di sangue, che solo di recente, dopo una caterva di secoli, ha visto la sua importanza sgretolarsi, ha avuto tempo e modo di prendere significati figurati più ampi. Ad esempio possiamo dire spurie quelle opere che non sono del pennello a cui erano state attribuite, possiamo dire spuria l’edizione che l’autore non riconosce — e lo facciamo quando magari l’apocrifo rischia di suonare troppo aulico —, ma possiamo anche dire spuria la religiosa che si fregia di titoli e ruoli che si è data da sé, spuria una ricostruzione raffazzonata e falsa di un fatto, spurio un sentimento di pietà parziale ma ostentata, spuria un’architettura senza stili e contraddittoria nelle sue brutture e nei suoi ornamenti, spuria la squadra incoerente e spezzata fra indirizzi differenti. Insomma, ciò che manca allo spurio, insieme a un’ascendenza riconoscibile, è un’identità coerente, e senza identità coerente non ci può essere autenticità, ma solo espressione erratica, errore e falsità.
Il taglio di questo termine così prende un’esattezza affilata, anche se mantiene un respiro amplissimo: l’essere bastardo dello spurio, per quanto antiquato, è un concetto profondamente pensato, che può portare nei nostri discorsi osservazioni di grande precisione — magari riconsiderate, rispetto all’idea arcaica del concetto.