Viciniore

vi-ci-nió-re

Significato Più vicino, prossimo

Etimologia voce dotta recuperata dal latino vicinior ‘più vicino’, comparativo di vicinus ‘vicino’.

Ci sono anche parole puzzone, e non di rado sono parole con pedigree nobilissimi che fanno finta di essere alla mano.

Semplificando la questione all’osso, un visibilio di comparativi latini si costruiscono aggiungendo -ior al tema dell’aggettivo. Brevis, ‘breve’, brevior ‘più breve’; senex ‘veccchio’, senior ‘più vecchio’; inferus ‘in basso’, inferior ‘più in basso’.

Molte parole che in latino erano aggettivi di grado comparativo non si percepiscono più necessariamente come tali. I sedili posteriori sono semplicemente dietro, l’aspetto esteriore è solo fuori, il lato superiore è sopra. In certi altri casi invece si sente ancora bene: alcuni sono tanto madornali quanto comuni, come il migliore e il peggiore, altri invece, nel conservare questo tratto manifestano movenze da latinismo pesante.

In diritto un titolo poziore è più potente (potis in latino è chi può), e in concreto garantisce una prelazione, il diritto ad essere soddisfatti prima d’altri; in un registro letterario, aulico, un evento seriore si manifesta più tardi (serus in latino è ‘tardo’ — da cui la sera); e nel linguaggio burocratico un Comune viciniore è più vicino.

Ora, è vero che ‘viciniore’ è attestato nel Seicento, quindi un po’ di storia alle spalle ce l’ha, ma oggi è rimasto vivo solo in ambito burocratico — un ambito molto delicato.
Perché la lingua burocratica è una lingua di potere ma è anche una lingua pubblica; in quanto tale deve essere semplice e accessibile. Fatti salvi i tecnicismi ineludibili, è necessario che eviti ogni involuzione e oscurità — altrimenti semplicemente fallisce il suo obiettivo, che passa per l’essere facilmente comprensibile a tutta la cittadinanza, all’intera platea a cui si rivolge.

‘Viciniore’ non è un tecnicismo. Vuol dire ‘più vicino’, e perciò prossimo, limitrofo. Si riferisce senza misteri a terreni, zone, aree.
Scegliere di usare ‘viciniore’ è nella quasi totalità dei casi scegliere una parola puzzona, che si dà arie in un contesto in cui darsi arie è disutile. In letteratura la gente fa quello che vuole e meno male, e anche nel diritto, che non vive solo in una dimensione rivolta alla strada, è difficile tagliar via tutti i cultismi, che spesso adombrano segnali e citazioni.
Ma il linguaggio burocratico, dell’amministrazione, ha come priorità la chiarezza e la trasparenza — non deve usare i cultismi come gli uccelli usano il piumaggio sgargiante, per spaventare i predatori e attrarre potenziali partner.

Quando leggiamo di un invito rivolto a rappresentanti dei Comuni viciniori, quando apprendiamo che i lavori pubblici interesseranno anche i fondi viciniori, quando nella comunicazione si parla del rischio che un problema si estenda ai terreni viciniori, teniamo conto di questo: abbiamo secchiate di parole spicciole o almeno più spicciole (spiccioliori) per dire questa cosa: confinante, limitrofo, adiacente, attiguo, contiguo, prossimo, e anche vicino va benissimo. L’uso di ‘viciniore’ deve mettere subito in guardia: si sta cercando di alzare una frase più in alto di quanto non lo sia il suo giusto posto.

Parola pubblicata il 15 Settembre 2025