Registro
re-gì-stro
Significato Fascicolo in cui si prende nota d qualcosa, anche di rilievo pubblico; ufficio che conserva tali fascicoli; parte dell’estensione della voce o di uno strumento; nel lessico della tecnica, congegno per la messa a punto di un meccanismo; livello espressivo usato da chi parla o scrive in rapporto al contesto
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo regesta ‘cose riportate’, da regèrere ‘riportare’, derivato di gèrere ‘portare’ con prefisso re-.
- «Cambia registro, se vuoi continuare a parlare con me.»
Parola pubblicata il 08 Aprile 2025
In quanto parola semplice e fondamentale nell’uso corrente, è — ovviamente — complicatissima. Però ci sono delle questioni splendide che ci richiede di considerare.
In particolare c’è da soppesare un significato con cui, ragionando di parole, la usiamo molto di frequente, ma in genere potremo apprezzare come uno dei simboli dell’ordine più fiscale abbia una storia disordinatissima.
Tutto nasce dalle regesta, le ‘cose riportate’ — s’intende, riportate ordinatamente in un libro. È un plurale che deriva dal verbo latino regèrere. Gèrere è un ‘portare’, il re- ci proietta indietro, e già possiamo notare come il concetto di ‘riportare’ nel senso di ‘riferire, allegare’ scaturisca bellamente dal gesto concreto di un ‘portare indietro’ (anche il ‘riferire’ in effetti dice lo stesso, ma non divaghiamo).
La tarda antichità, che si colloca fra III e VI secolo d.C., è un periodo in cui il latino cambia in molti sensi. Nel nostro caso di specie, nel termine regesta e in certi derivati s’inserisce una -r- senza senso, tanto da mutare in registrum, e dar vita al registrare. Ma ancora la sostanza non cambia: siamo su quello che primamente intendiamo come registro, l’autorevole fascicolo su cui si annotano cose di rilievo anche pubblico. Questa è la veste con cui viene recuperato in italiano nel Trecento, quale strumento giuridico (sarà adattato anche come ‘regesto’, con significati più tecnici che vanno dal repertorio cronologico di documenti fono al loro riassunto). Ma quando mi intimi di ‘cambiare registro’, non ti stai riferendo a un fascicolo da sostituire…
Il verbo latino regèrere assomiglia parecchio, senza parentela, al verbo règere. Questo è un governare, un guidare, uno stabilire, e naturalmente un regolare e un reggere. Ecco, il registro sente la vicinanza di questo règere e dei suoi significati, che insistono su un taglio di mondo — l’ordinamento — che alla fin fine è lo stesso. Difatti, a partire dal Rinascimento e ancora fino all’Ottocento, il registro acquisisce una serie di significati specifici che non sono proprio proprio conseguenti rispetto al fascicolo con annotazioni.
In musica il registro è parte dell’estensione di una voce o di uno strumento (ad esempio, registro di tenore); in particolare nell’organo è la serie di canne dal medesimo timbro, e la leva che aziona il meccanismo che permette di produrre timbri diversi, cambiando registro — è di qui che viene la locuzione, un cambiare modo di fare o di parlare.
In tipografia, il registro è la perfetta sovrapposizione dei colori, stampati sugli elementi grafici del foglio stampati in precedenza — e ‘mettere a registro’ significa accordare questa posizione.
Nel più generale gergo della tecnica il registro è il congegno che permette di mettere a punto un meccanismo; un significato in cui si sente bene che il registrare è anche — per etimo falso e uso vero — un ‘regolare’, come quando si registra una serratura o un cardine, o si agisce sul registro di un orologio.
Infine, il registro è un livello espressivo, un modo usato da chi parla o scrive per regolarsi rispetto al contesto della sua comunicazione. Quando parliamo di una parola di registro colloquiale, di un discorso di registro elevato, o familiare, o aulico, o sostenuto, o volgare, o burocratico stiamo parlando dell’altezza, dell’ambito in cui quella parola o quel discorso si colloca, della sua estensione, del suo timbro, se vogliamo. Un concetto semplice e cardinale, nell’esplorazione lessicografica e nella catalogazione interiore delle parole.
Si potrebbero elencare ancora altri significati, stretti su ambiti specifici, ma fermiamoci a questo. Perché per essere quel che è, il registro si presta naturalmente ad essere registrato secondo il bisogno con registri non registrati.