Virulento

vi-ru-lèn-to

Significato Di malattia, che si manifesta in forma particolarmente grave; pieno di violenza, rabbia, asprezza

Etimologia voce dotta recuperata dal latino virulentus ‘velenoso’, da virus ‘veleno’.

In un periodo in cui il concetto di ‘virale’ è sulla cresta dell’onda, e applicato con la proprietà di quando a dieci anni troviamo una vecchia etichettatrice e iniziamo a usarla, torna utile in maniera particolare e simpatica un collega che fa da contraltare, il virulento.

Non serve una dottrina alata per capire che nasce tutto dal virus; ma già considerare che si tratta di una parola latina ci pone il primo nodo da sciogliere. I virus sono agenti submiscroscopici, visibili solo con apparecchiature sofisticatissime, e insomma, ai tempi creature del genere non erano nemmeno all’orizzonte. Virus era altro.

Il significato di base è ‘succo, umore’ — ma non corriamo alla teoria umorale di Ippocrate, niente bile, niente sangue: stiamo considerando il succo delle piante, e per eccellenza succhi velenosi di tal genere, da cui il significato centrale di ‘veleno’.
Solo nel Cinquecento, in tutta Europa, questo termine viene riscoperto per descrivere con classica distinzione i pus suppuranti delle piaghe, che in effetti spesso hanno virtù, se non proprio velenose, contagiose (la trovata fu del grande chirurgo francese Ambroise Paré). Il termine resta in ballo fino all’Ottocento, quando calza a pennello per questo nuovo genere di sottile agente patogeno.

Ora, se il virale viene coniato nel Novecento come ‘ciò che è relativo ai virus, o tipico dei virus’ — con la piega della diffusione rapida e capillare che in metafora estendiamo a contenuti che si propagano in maniera indomabile —, il virulentus da cui il ‘virulento’ è invece già presente in latino. È velenoso, tossico — ma attenzione! Già in latino è per estensione ostile, aggressivo.
In epoca moderna la virulenza prende la consistenza medica di capacità di un germe di aggredire un organismo (quindi ragioniamo della virulenza dell’influenza che gira in questo periodo); non è una caratteristica da sovrapporre genericamente alla gravità, però. Una patologia virulenta è acuta, aggressiva, perniciosa, e possiamo parlare della preoccupazione che desta una polmonite particolarmente virulenta. Estendendo l’attributo malefico a profili più umani, questa asprezza si tinge di rabbia e di rancore, non senza espressioni violente.

Posso quindi parlare delle frasi virulente con cui viene imbeccato un gruppo, di falsità virulente che vengono diffuse come vere, dei sentimenti virulenti che guidano una critica tutt’altro che spassionata.

Cogliamo l’intersezione col virale. Il virulento non ci dice della capillarità del contagio: ci parla dell’intensità e della pervicacia della sua manifestazione. Un contagio di astio, di acrimonia. Ma viralità e virulenza possono accompagnarsi — una calunnia può essere virale e virulenta. E però, proprio in un momento di facilità dell’osservazione del virale, osservare (quando c’è) il virulento ha un interessante effetto di scarto, di ricercatezza spiazzante. Parlare di quanto certe notizie, certi video, certe trovate di marketing siano virulente, oltre che virali, esce dall’alveo dell’atteso, adombra il non innocuo.

Parola pubblicata il 16 Dicembre 2025